Incinta alla 26esima settimana, dopo il virus 37enne lotta per vivere

Giovedì 9 Settembre 2021 di Davide Piol
Un reparto di terapia intensiva
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BELLUNO/TREVISO - «Stiamo giocando con il fuoco. Nelle ultime ore abbiamo registrato ricoveri di persone anche giovani, non vaccinate, con condizioni cliniche preoccupanti». Con poche parole la direttrice generale dell’Ulss Dolomiti Maria Grazia Carraro ha spiegato che le regole del gioco sono cambiate. La situazione è precipitata all’improvviso ed è finita in Terapia Intensiva anche una donna incinta di 37 anni positiva al covid e non vaccinata (ieri trasferita a Treviso).

Ma non è finita qui. «Stiamo saturando i posti letto covid previsti nella fase 1» ha sottolineato Carraro. Questo significa che nei prossimi giorni potrebbero essere attivate ulteriori aree covid.


LA FOTOGRAFIA
Fino a ieri pomeriggio, all’ospedale San Martino di Belluno, erano ricoverati 12 pazienti positivi. La più grave era una donna di 37 anni, alla 26esima settimana di gravidanza, che i medici hanno deciso di spostare in Terapia intensiva martedì sera a causa di un peggioramento. Ieri ha dovuto subire un altro trasferimento, questa volta verso il Ca’ Foncello di Treviso. Rimane invece ricoverato in Rianimazione a Belluno l’uomo di 50 anni che era entrato in ospedale lo scorso 10 agosto. Dopo 37 giorni di positività si è finalmente negativizzato ma, a causa del quadro clinico ancora severo, i medici hanno preferito lasciarlo dov’è. Entrambi risultano non vaccinati. Ci sono poi altri 11 pazienti positivi distribuiti tra Pneumologia e Malattie Infettive. Nel primo reparto si contano quattro persone di 23, 52, 66, 82 anni. Nel secondo ce ne sono sette di 48, 53, 60, 61, 90, 94, 99 anni. Nove di loro, quindi la maggior parte, non hanno ricevuto il vaccino anti-covid. I numeri tornano a salire. Al punto che la direttrice generale Maria Grazia Carraro commenta la situazione in questo modo: «Con ulteriori ricoveri dovremmo attivare altre aree covid negli ospedali rimodulando necessariamente le disponibilità per le attività e i servizi “non covid”». Chiaro: se aumenta lo spazio per i pazienti covid, diminuisce quello per gli altri. Il passo successivo consiste nella chiusura dei reparti e nella sospensione delle attività non urgenti. Per capire la gravità della situazione basta rifarsi alla tabella elaborata dalla Regione per monitorare la capienza dei posti letto covid negli ospedali. Sul fronte della Terapia Intensiva Belluno si mantiene in fase 1 con un solo paziente. Ma in area non critica rischia di scivolare in fase 2. Ne ha infatti 11. In altre parole, gliene mancano soltanto 3 per passare alla fascia successiva che comporterebbe una riflessione più approfondita, da parte dell’azienda sanitaria, riguardo alla rimodulazione dei reparti. È uno scenario che potrebbe avverarsi in poco tempo visto l’imminente avvio del nuovo anno scolastico. Fuori dagli ospedali, intanto, il virus corre. Nelle ultime 24 ore sono stati scoperti 31 nuovi casi che portano il totale dei bellunesi positivi a quota 266. Su una corsia parallela continuano le vaccinazioni in tutta la provincia.


IL CASO COMELICO
Ieri mattina la direttrice generale dell’Ulss Dolomiti ha visitato il Comelico dove era in corso una seduta vaccinale organizzata dai medici di medicina generale con il supporto degli alpini. «Il Comelico – ha commentato Maria Grazia Carraro – è un’area dove una percentuale importante di popolazione non ha ancora aderito alla campagna vaccinale. Parlando col personale presente e con i volontari è emerso che un’importante fetta di popolazione è indecisa o disorientata dalle fake news rimbalzate in questo periodo». Da qui l’invito della direttrice «a guardare i numeri, al di là delle notizie, che fotografano la realtà». Quelli legati al Bellunese dicono che «anche persone molto giovani, se non vaccinate, possono sviluppare forme gravi di infezione tali da necessitare il ricovero, fenomeno non presente lo scorso anno». Per quanto riguarda i dubbi che possono avere le donne in gravidanza, l’ulss sta avviando un percorso ad hoc per fare in modo che ogni donna possa ricevere risposte precise da un professionista.


LE SOSPENSIONI
Nel frattempo continuano gli accertamenti dell’azienda sanitaria sul personale non vaccinato. Ieri è stato sospeso un altro infermiere. Il totale dei dipendenti ulss lasciati a casa sale quindi a 17: sono 2 medici, 8 infermieri, 4 operatori socio-sanitari, 2 tecnici e 1 educatore.

Ultimo aggiornamento: 18:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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