Manifestazione in difesa della sanità di montagna: «Scenderò in piazza da giovane malata di sclerosi multipla»

Giovedì 26 Ottobre 2023 di Federica Fant
Ospedale San Martino

BELLUNO - “Giovani&Futuro” ha le idee chiare: «Sulla sanità serve fare di più: se tre persone stanno male nello stesso momento in Cadore o in Comelico bisogna decidere chi salvare e chi condannare». La sanità in montagna è un tema che sta particolarmente a cuore a Giovani&Futuro, associazione nata in Cadore e Comelico poco più di un anno fa, e che domani parteciperà alla manifestazione regionale in difesa della sanità che si svolgerà a Belluno.

Sono attesa circa 3mila persone con raduno in Stazione a partire dalle 14.30. 

«Quando raccontiamo la nostra situazione agli amici di Giovani&Futuro che si trovano in altre regioni, rimangono pietrificati – ammettono il presidente nazionale Luca Frescura e del vice Thomas Menia Corbanese -. Il disagio sanitario nelle nostre valli lo abbiamo portato fino a Bruxelles con un gruppo di amministratori. Purtroppo, siamo stati tra i pochissimi della delegazione a parlare di questa tematica. Domani saremo in piazza al fianco di tantissime persone: meritiamo rispetto e considerazione; non possono esistere in Italia nel 2023 malati di serie A o serie B». Il movimento rigetta il modo di fare di quei partiti che tentano di strumentalizzare per fini politici la difficile situazione: «La verità, purtroppo, è che la sanità sta diventando anche a livello nazionale il tema delle opposizioni per attaccare le maggioranze – rincarano -, quando dovrebbe essere una tematica che ci vede tutti dalla stessa parte. Vogliamo lanciare un invito: sabato lasciamo a casa i colori politici e le divisioni, per unirci ad un coro unanime di voci che chiede solo una sanità efficiente e accessibile a tutti».

Accorato anche l’appello di Gloria Pocchiesa Marian, socia di Giovani&Futuro, a scendere in piazza sabato 28 ottobre per una sanità accessibile a tutti: «Da un anno mi sono fatta portavoce del malato, voce che secondo me mancava ed è fondamentale. Parlare da fuori, seduti al comodo, è troppo facile, ma mentre si prendono decisioni drastiche, drammatiche a livello sanitario, noi affrontiamo le nostre giornate nella paura, nel dolore, nelle difficoltà pratiche e nella complessità psicologica per cercare di reagire. Sì, perché avere, per esempio, una malattia cronica come la sclerosi multipla, che ho addosso, è come avere una ferita aperta e buttarci sopra del sale tutti i giorni. Brucia così tanto che ti manca il fiato. A me manca enormemente stare bene nonostante la nuova visione della vita: mi manca un sacco non pensarci, ma siccome rassegnazione per me significa bestemmiare alla vita, voglio lottare, non voglio mollare e per questo scendo in piazza, perché da donna, da malata, da mamma, da figlia, da comeliana non posso pensare che sia logico costringere una persona a non potersi curare, obbligandola a rivolgersi al privato. Io non me lo posso permettere».
 

Ultimo aggiornamento: 27 Ottobre, 05:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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