Case di riposo in crisi: dopo il Covid mancano gli ospiti. E le rette aumentano

Domenica 31 Gennaio 2021 di Davide Piol
Un anziano in casa di riposo durante l'emergenza Covid

BELLUNO Sono sempre più vuote, e quindi sempre più povere, le case di riposo in provincia.

Il rapporto è chiaro: più basso è il numero di posti letto occupati e meno risorse entrano in struttura. «Da noi ci sono 111 ospiti su una capienza massima di 155 (di cui 5 riservati ai casi sospetti). Quindi abbiamo 40 posti liberi» racconta Paolo Santesso, amministratore unico di Sersa. Nella stessa situazione Longarone: «Abbiamo 70 ospiti su 107» precisa il vice sindaco Ali Chreyha. Mentre Gian Paolo Sommariva, direttore di Casa Charitas a Limana, ammette: «Ospitiamo 74 anziani ma in totale potremmo accoglierne 80».

I LUTTI
Nel 2020 gli ospiti delle rsa bellunesi sono passati da 2.525 a 2.155. In 12 mesi hanno perso la vita 370 anziani. Quasi il 15%. Impossibile stabilire quanto abbia influito il covid, però è chiaro che tra le 525 persone morte con (o per) il virus, una buona parte arrivava dalle case di riposo. Alla Gaggia Lante-Sersa di Cavarzano, tornata covid-free proprio in questi giorni, ne sono mancate 15. Questo spiega in parte, ma non del tutto, i 40 posti letto vuoti che hanno spinto la casa di riposo a chiudere un intero nucleo. «Abbiamo dovuto farlo – chiarisce Santesso – Il numero dei posti letto occupati si è drasticamente abbassato. Credo sia dovuto in parte al calo del lavoro e alle difficoltà economiche dei familiari». Molte persone, a causa del covid, sono rimaste a casa e hanno potuto prendersi cura del genitore anziano. Altre, invece, non possono più permettersi di pagare la retta. Ma c’è un ultimo elemento: «La gente ha paura delle case di riposo. Prima del covid quando si liberava un posto, si aveva giusto il tempo di firmare le pratiche che era già occupato».

INGRESSI BLOCCATI
Nella struttura di Longarone si contano 37 posti vuoti, di cui 8 destinati a eventuali casi sospetti. Per il vice sindaco Chreyha «hanno influito i decessi ma anche qualche trasferimento che c’è stato in altre rsa». Senza contare che la rsa di Longarone ha bloccato i nuovi ingressi «per avere la possibilità di iniziare i lavori che partiranno a febbraio». Si tratta della sistemazione di alcune stanze obsolete che, quindi, devono essere libere. Una scelta, questa, che ricadrà in modo pesante sul bilancio della struttura chiuso in attivo nel 2019 e in parità nel 2020. Il futuro però è buio: «La proiezione per il 2021 è che avremo una perdita di circa 300mila euro». Buco nei bilanci e sempre meno ospiti. Sembra che l’aumento della retta per un posto letto in rsa sia qualcosa di inevitabile.

L’ALLARME
Venerdì lo Spi Cgil di Belluno ha voluto precisare, a questo proposito, che «è stato riservato all’Usl 1 Dolomiti 1 milione e 280 mila euro come “copertura” della quota sanitaria di accesso». Paolo Santesso, di Sersa, fa sapere però che quel fondo era stato aumentato a circa 1 milione e 600mila euro e che non basta a scongiurare l’aumento delle rette: «Quei soldi aiutano le persone sprovviste di un’impegnativa di primo e secondo livello ad accedere in struttura, e presuppongono che la rsa però non applichi la retta normalmente riservata agli ingressi degli anziani senza impegnativa, ma solo una retta alberghiera che non ecceda di oltre il 10% quella praticata agli anziani con impegnativa». Nel caso di Sersa la prima ammonta a 75 euro al giorno. Quindi la persona senza impegnativa paga 48 euro più il 10%, circa 53 euro, e gli altri 30 li mette l’usl attraverso il fondo regionale. Operazione che, secondo Santesso, non scongiura l’aumento delle rette perché «si applica solo ed esclusivamente alla fattispecie, nel nostro caso quasi del tutto assente, degli ospiti privati. Per chi è titolare di impegnativa questo meccanismo non incide per niente». Ma torniamo al fondo: 1 milione e 600mila euro. «A causa del covid sono stati spesi meno di 400mila euro» sottolinea Santesso. Rimangono fuori un milione e 200mila euro. Dove sono finiti? «Nel bilancio dell’Usl 1 Dolomiti – conclude l’amministratore unico di Sersa – E, salvo novità da parte della Regione, rimarranno lì perché non esistono al momento meccanismi che permettano di trasferire questo avanzo di gestione da un anno al successivo, mantenendolo nello stesso capitolo di spesa». 

Ultimo aggiornamento: 09:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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