Viaggio nel roseto del museo Seravella tra profumo e storia antica

Venerdì 28 Maggio 2021 di Federica Fant
Ogni rosa una storia: il giardino-rifugio di Seravella

CESIOMAGGIORE - Camminandoci in mezzo si percepisce senza difficoltà alcuna il profumo delle rose antiche, i cui colori si stagliano dalle pareti della vecchia villa di campagna di Seravella del conte Alteniero degli Azzoni Avogadro, divenuta poi realtà museale negli anni ‘90.

Dal 2003 ad impreziosirlo c’è il magico giardino delle rose. Tappa ricercata da villeggianti. Mèta fissa di molti appassionati e svago per molti bambini, che hanno l’occasione di seguire attività specifiche.

LA STORIA «Il giardino è nato quando sono cominciati i restauri della villa - racconta la direttrice del museo, Cristina Busatta – e sono state trovate tre rose antiche, che erano già presenti in loco. Da questo piccolo nucleo di rose antiche, l’allora direttrice, dottoressa Daniela Perco, supportata da Alida Dal Farra, dipendente provinciale, e da Renato dal Cin, membro del Gruppo Folklorico di Cesiomaggiore, entrambi appassionati di rose, ha avuto l’intuizione di far nascere un roseto dedicato alle rose antiche». Le prime tre rose che hanno dato il via alla raccolta sono la Souvenir de Madame Léonie Viennôt (Bernaix 1898, Francia), una rosa tea rampicante, Grüss an Teplitz (Geschwind 1897, Ungheria) e Baronne Prévost (Desprez 1841, Francia). Così è iniziata la ricerca di esemplari risalenti nel tempo. L’aspetto interessante «che ci differenzia da tutti gli altri giardini di rose è che queste piante non sono state acquistate – riprende la direttrice -: nessuna di loro. Il recupero è avvenuto negli orti delle case contadine, nei cimiteri, nei giardini delle canoniche, dei conventi e delle ville del territorio bellunese. Questo percorso ha inizio nel 1997 ed è ancora in corso. Parecchie rose sono state donate da appassionati locali, spesso contagiati dal nostro entusiasmo».

LE VARIETÀ La rosa si può replicare per talea o margotta e quindi ne sono state prelevate e messe a dimora e, una volta, cresciute, piantumate a Seravella. «Questo fa sì che abbiamo molte varietà di rose – fa notare Cristina Busatta -, molte delle quali non sappiamo neanche cosa siano perché sono probabilmente delle varietà relitte, ovvero varietà che nel passato hanno avuto un successo, sono state quindi commercializzate, dopodiché sono decadute nell’interesse generale. Ma alcune di esse, nella nostra provincia che è geograficamente un po’ ai margini del grande commercio, sono sopravvissute nei giardini e le abbiamo potute rintracciare». In un certo senso, «è anche un giardino rifugio». Un altro aspetto, che definisce la particolarità del luogo, «è che alcune di queste rose sono legate a delle storie particolari». C’è una Jacques Cartier (ibridatore Moreau- Robert, 1868. Francia) che è stata portata da una balia, che lavorava a Varese in una famiglia altolocata, questa famiglia aveva un grande giardino e lei si è portata una talea della rosa, l’ha portata nel suo giardino e dal giardino noi ne abbiamo fatto una replica. Ci sono rose provenienti da giardini del Brasile portati da emigranti. C’è poi una rosa che nasce da un esemplare raccolto sul greto del Piave dopo la tragedia del Vajont, spiaggiata probabilmente da un giardino e poi trovata nei pressi di Levego, lì trapiantata e noi l’abbiamo replicata. Parliamo di una specie sconosciuta simile a Petite d’Hollande.

I VOLONTARI Il giardino mantiene il suo splendore grazie ai preziosi pollici verdi di volontari, in primis il Gruppo folk di Cesiomaggiore, che riesce ad aggregare numerosi volontari e gli operai di Unifarco, che mettono a disposizione i propri saperi. Quest’anno, per l’importante potatuta di primavera, sono state già impiegate oltre un migliaio di ore di lavoro, spese per la collettività. Da un paio di anni vengono usati prodotti biologici, che mirano al nutrimento per rafforzare le piante: un modo per contribuire a mantenere le api, presenti anche nell’apiario del museo. Domenica ci sarà la Festa delle rose, in forma ridotta a causa Covid: ogni info nel sito www.museoetnograficodolomiti.it Federica Fant © RIPRODUZIONE RISERVATA

Ultimo aggiornamento: 07:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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