Il vicino la denuncia, il balcone è da demolire: «Mi incateno»

Giovedì 6 Febbraio 2020
Il balcone finito sotto accusa: la proprietaria pronta a incatenarsi
FELTRE- Dopo decine di denunce e processi nei confronti della vicina, ha trascinato anche il Comune di fronte al Tar: non avrebbe fatto eseguire l’ordinanza di abbattimento delle opere abusive alla sua dirimpettaia. Ma se l’avversario portato in giudizio cambia, il nemico da colpire è sempre lei: Diana De Paoli, 64 anni. È alle prese, nella sua casa di Lasen, da un decennio, con il vicino Giancarlo Berto, veneziano di Marcon. L’uomo, con cui condivide una corte tra le abitazioni, l’ha trascinata in una ventina di processi in 10 anni, tanto da indurla a chiedere ed insistere in Tribunale che lui venisse processato a sua volta per stalking giudiziario (un’inchiesta per la quale il pm ha chiesto l’archiviazione e su cui si è in attesa della decisione del gip). Ora lui è riuscito anche a far condannare il Comune, perché non sarebbe intervenuto per tempo nei confronti della sua vicina e del suo poggiolo abusivo.

LA BATTAGLIA
Così Diana De Paoli ha 6 mesi di tempo per abbattere il suo balcone, ristrutturato ancora 22 anni fa. La donna è pronta anche a incatenarsi a quell’opera, che le è costata tanti sacrifici. Ma soprattutto vuole rendere pubblico l’accanimento nei suoi confronti: il vicino infatti ha ottenuto sanatoria per i suoi abusi, la De Paoli, che aveva fatto un ricorso per quel balcone anche al Presidente della Repubblica (un particolare ricorso amministrativo), non ha mai avuto la possibilità di sanare.

IL CASO
Come viene ricostruito nella sentenza di condanna a carico del Municipio di Feltre emessa dalla Seconda sezione del Tar del Veneto, dopo la segnalazione di Giancarlo Berto, il Comune ha effettuato un sopralluogo nella proprietà della De Paoli. Riscontra «l’esecuzione di modesti interventi realizzati in assenza di Dia (denuncia inizio attività) e di autorizzazione paesaggistica: intonacatura di una rampa di scale con malta cementizia lasciata a grezzo, parapetto in legno costituito da assi orizzontali lungo la rampa della scala esterna, parapetto in legno sul ballatoio del primo piano, pozzetto grigliato per captazione acque meteoriche sovradimensionato». A quel punto, era il 9 maggio 2011, adotta l’ordinanza di ripristino e la De Paoli chiede la sanatoria. Tutto inutile. «Il ricorrente De Berto lamenta - dice il Tar - che, nonostante l’infruttuosa scadenza del termine e le diffide inviate, il Comune non ha provveduto all’esecuzione d’ufficio dei lavori di ripristino». Ha ottenuto la condanna del Comune, che nelle scorse settimane ha convocato la De Paoli. 
LA BATTAGLIA
Il balcone di Diana De Paoli risale al 1998 e l’architetto De Paulis, responsabile ufficio tecnico del Comune, ha spiegato anche alla donna come tale tipo di poggiolo sia risalente alla Feltre del 1800. Insomma potrebbe essere sanato, ma la Sovraintendenza dice che è da demolire: anche un’ulteriore richiesta di sanatoria verrebbe respinta. «Chiedo - si sfoga la De Paoli - che venga spiegato pubblicamente con quale criterio è stata approvata la sanatoria relativa alle opere in cemento del mio vicino, in corte comune senza la mia approvazione e respinta invece la mia richiesta di sanatoria per mantenere un balcone in puro legno. Ora diventa una questione di principio e sono pronta anche a incatenarmi a questo balcone». 
Ultimo aggiornamento: 15:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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