BELLUNO - Davanti alla prefettura, dalle 15 alle 18 di ieri, c’erano anche rappresentanti di Giovani&Futuro, che sono riusciti a farsi accogliere dal prefetto Mariano Savastano per rappresentargli anche la voce degli utenti: studenti, lavoratori e comuni cittadini che si servono del trasporto pubblico locale per studio, lavoro e altre necessità. Gli hanno consegnato un documento in cui hanno raccolto una serie di testimonianze di persone che hanno incontrato disagi negli ultimi giorni per spostarsi dalle zone alte a Belluno.
Il movimento è nato in Comelico e in Cadore circa un anno fa per la questione legata al taglio dell’Iva sul pellet e sulla legna da ardere. Ne fanno parte amministratori giovani. «Proviamo a far qualcosa di diverso - dicono -. Siamo partiti da un approccio amministrativo, inizialmente voleva essere un movimento territoriale, poi è diventato di respiro nazionale.
VIAGGIO IN AUTOBUS
Sotto Palazzo dei Rettori, ieri c’erano dunque il presidente del movimento, Luca Frescura e Thomas Menia Corbanese, responsabile per l’Istruzione. La speranza di Giovani&Futuro era una sola: «Portare la voce di tanti lavoratori e tanti studenti che in questi giorni abbiamo ascoltato. Dal primo di giorno di scuola abbiamo passato la mattinata alle fermate degli autobus del Cadore e del Comelico. Oggi siamo scesi in autobus per condividere il disagio di lavoratori e studenti di quella che di solito è un’odissea. Non è un viaggio. Siamo arrivati a Belluno, abbiamo ascoltato tanti studenti e tanti lavoratori. Tante storie simili che però meritano di essere raccontate».
I RACCONTI
Come il caso della signora anziana che non ha la patente e che per fare delle analisi, nei giorni scorsi, era partita alle 6 di mattina per tornare a casa alle 8 di sera. Oppure la ragazza delle medie che, rimasta a piedi, è stata portata al lavoro dalla madre, ma solo grazie al fatto che era sabato e quindi era di riposo. E poi ci sono altri ragazzi ai quali, saltata la corsa, si sono visti costretti a fermarsi a Belluno, aspettando che la mamma terminasse il turno di lavoro per andarli a prendere. Altri hanno raccontato di non aver potuto raggiungere il luogo di lavoro. Altri ancora di non trovare mai posti a sedere e che il viaggio in piedi risulta anche pericoloso, in alcuni tratti.
COSTI AUMENTATI
«Questo appoggio sui genitori – prosegue Luca Frescura -, dopo che utenti, lavoratori e studenti hanno pagato l’abbonamento, un abbonamento che ha visto anche degli aumenti, non è accettabile. Abbiamo chiesto al prefetto di partecipare al tavolo, ma ben prima l’avevamo inviata anche a Dolomitibus. L’approccio vuole essere propositivo, non battagliero. L’importante è trovare soluzioni al problema, noi vogliamo che si arrivi a una soluzione. È quello che si meritano le persone. Siamo qui, speriamo di poter avere la possibilità per parlare».
RIENTRI DIFFICILI
Degli studenti in particolare parla Thomas Menia Corbanese: «Sono preoccupato per gli studenti, da responsabile nazionale dell’Istruzione. Il diritto allo studio, in questo caso, è messo in serio pericolo perché tanti studenti partono dalle zone più periferiche, scendono a scuola a Belluno e rischiano di poter arrivare all’istituto di riferimento o di poter ritornare a casa. Molto spesso i ragazzi ci informano che le corse che saltano maggiorente sono quelle del rientro. Gli studenti che finiscono la giornata devono tornare a casa il pomeriggio, magari hanno lo sport, devono fare i compiti studiare e non riescono a rientrare a casa e restano, magari come oggi, sotto la pioggia per ore ad aspettare un autobus ce forse arriverà, forse non arriverà perché nessuno sa nulla».