Diffida della Lav, la Provincia fa dietrofront sul piano di abbattimento dei colombi

Domenica 18 Luglio 2021 di Federica Fant
Ritirato in autotutela dalla Provincia il piano di abbattimento dei colombi
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BELLUNO  - Dopo oltre un anno non è ancora partito il piano triennale di controllo del colombo di città, che prevedeva l’uccisione dei volatili, deliberato a maggio 2020 da Palazzo Piloni. E non partirà molto presto. Subito dopo la decisione ci fu una levata di scudi da parte della Lav ed ora, dopo i dovuti approfondimenti, la Provincia fa dietrofront e ritira, «in autotutela», l’atto del 21 maggio 2020. Si attende ora che la Regione del Veneto finisca di predisporre e approvare un “Piano Triennale di Controllo del Colombo di Città” nel territorio regionale avente validità anche nella provincia, che potrebbe poi essere adottato in tempi brevi.

LA PROVINCIA
«Inutile fare un doppione, così l’ente risparmia denaro», sono le parole del consigliere delegato Caccia e pesca, Franco De Bon. Il quadro entro cui si è mosso Palazzo Piloni è quello di aver preso atto «delle segnalazioni di danni da “columba Livia forma domestica” (colombi di città, comunemente chiamati piccioni Ndr) da parte di allevatori zootecnici per sottrazione ed imbrattamento di mangimi, nonché delle segnalazioni da parte di alcune amministrazioni comunali per imbrattamento da deiezioni di edifici di particolare interesse storico-culturale», spiega De Bon riferendosi ai danni che le deiezioni di questi volatili possono causare, entrando nelle stalle, sul mangime con cui vengono alimentati gli allevamenti. Problemi, per far capire meglio la questione, che si possono riversare – a livello organico e batterico – sul latte. Proprio per questo motivo il 21 maggio 2020 il presidente della Provincia, con un atto, autorizzò il piano di controllo del colombo di città per le annualità 2020-2024, con le prescrizioni indicate dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) nel parere del 6 maggio 2020. 

LA PROTESTA
Dopo pochi giorni scattò la protesta della Lav che chiese: «Ritirate il provvedimento illegale e crudele, favorite l’uso di metodi non cruenti». Kelly Callegher, responsabile della sede Lav di Belluno spiegava: «Il piano non rispetta alcuna delle disposizioni impartite dalla Legge nazionale sulla tutela della fauna selvatica» e diceva che «con il nostro ufficio legale abbiamo predisposto e inviato al presidente Padrin una diffida con la quale chiediamo il ritiro del suo atto perché, oltre a essere estremamente crudele, se venisse attuato comporterebbe l’uccisione illegale dei colombi, nel qual caso siamo pronti a ricorrere anche alla Corte dei Conti». 

IL RITIRO
Nei giorni scorsi la delibera di ritiro in autotutela. Nella delibera si ricorda «l’istanza di immediata sospensione in autotutela del suddetto piano, pervenuta dalla Lega Anti Vivisezione Olus (Lav), in data 16 giugno 2020» e «la nota del 2 luglio 2020 con cui la Provincia di Belluno, in riferimento all’istanza sopra citata, comunica alla Lav la predisposizione di un provvedimento di sospensione del piano in questione al fine di poter dare corso ad un approfondimento istruttorio». E che «la Regione del Veneto ha deciso di predisporre ed intende approvare un Piano triennale di controllo del colombo di città». Si afferma poi che «non è stata tenuta in debito conto la necessità di subordinare il controllo del colombo ad un preventivo accertamento dell’inefficacia dei metodi ecologici di riduzione degli impatti per una migliore gestione del patrimonio zootecnico e per la tutela delle produzioni zoo-agro-forestali». 

IL PROBLEMA
Il fattore che sta alla base del Piano di contenimento del colombo non puntava solo ad evitare che la proliferazione porti contaminazioni agli allevamenti, ma anche a salvare il piccione selvatico, che sta diventando sempre più raro e che vive nelle coste.

La columba Livia forma domestica potrebbe incrociarsi e far sparire quell’altra specie. Il consigliere De Bon chiude con un appello ai cittadini: «Questo piccione di città vive a contatto con uomo, che spesso gli dà da mangiare, favorendo così la sua riproduzione in più periodi all’anno. Il suggerimento è che i comuni facciano un regolamento per vietarne l’alimentazione». 

Ultimo aggiornamento: 19 Luglio, 08:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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