Ginecologo sgozzato, la Procura di Milano archivia ma Napoli indaga su Dubai

Martedì 27 Aprile 2021 di Leandro Del Gaudio
Ginecologo sgozzato, la Procura di Milano archivia ma Napoli indaga su Dubai

Ribadiscono piena fiducia nell’operato della magistratura, attendono la conclusione formale delle indagini e si riservano di presentare le proprie conclusioni difensive. È questa la posizione dei parenti di Stefano Ansaldi, il ginecologo deceduto a Milano lo scorso 19 dicembre, in circostanze per molti versi misteriose.

Una posizione attendista, alla luce della pubblicazione degli esiti dell’autopsia, che potrebbero spingere la Procura a chiedere l’archiviazione del caso: si tratterebbe di un suicidio. Una sorta di giallo, legato alle condizioni economiche del ginecologo (era alle prese con una cartella esattoriale di 60 mila euro), a una serie di investimenti nel settore della sanità privata, rapporti con broker e intermediari tutti da mettere a fuoco, che ruota sempre e comunque attorno alla sua breve permanenza a Milano. Stando a quanto emerso finora (ne ha parlato ieri l’edizione milanese di Repubblica), non ci sarebbero dubbi sul carattere «autolesivo» del gesto con cui il ginecologo si sarebbe squarciato la gola. Un possibile suicidio, dopo aver girovagato per qualche ora nei pressi della stazione di Milano, in attesa di incontrare una persona che non si è mai presentata all’appuntamento. Lì, in via Macchi, non lontano da un ponteggio fatto di tubi Innocenti, si sarebbe ultimato il dramma. Aveva i guanti di lattice (per stare al riparo dal covid, fatto strano per chi decide di uccidersi) e la mascherina; non aveva il telefono cellulare (probabilmente gettato in un cestino di rifiuti); aveva letto e strappato alcuni pezzi di carta, si era anche raccolto per qualche istante non lontano da una cappella interna alla stazione. Poi la vana attesa di incontrare un potenziale socio in affari (proveniente da Lugano), fino al probabile gesto di disperazione. Depositata l’autopsia (frutto del lavoro degli specialisti Alessio Battistini, Domenico De Candia, Lavinia Mastroluca), la Procura ora potrebbe chiedere l’archiviazione del caso. Rappresentati dagli avvocati Francesco Cangiano e Luigi Sena, i parenti del ginecologo attendono le conclusioni investigative. 

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Restano alcuni nodi da sciogliere, su cui - come raccontato in questi mesi dal Mattino - indaga anche la Procura di Napoli. Al lavoro la Dda partenopea, che sta seguendo il caso in un rapporto di stretta collaborazione con i colleghi milanesi. Diverso ovviamente il punto di osservazione degli investigatori napoletani, che puntano a verificare una circostanza su tutte: il ginecologo era finito - magari a sua insaputa - al centro di pressioni da parte di soggetti in odore di camorra? Una circostanza tutta da verificare (per la quale è giusto ribadire il ruolo di estraneità di Ansaldi da qualsiasi ipotesi di reato), che ha spinto la Procura del Centro direzionale a tenere un faro investigativo acceso sull’intero mondo relazionale di Ansaldi. Investimenti, rapporti di lavoro, ambizioni, conti correnti, contatti telefonici, intraprese legate al mondo farmaceutico, eventuali debiti o ammanchi. Anche in questo caso si parte da una domanda di fondo: cosa ha spinto il professionista ad impugnare un coltello (la cui provenienza resta dubbia) e a sgozzarsi a Milano? Perché non chiudere i conti nel proprio studio medico, magari in modo più indolore? Verifiche su alcuni broker o intermediari a loro volta riconducibili al clan Lo Russo di Miano. Contatti che il medico potrebbe aver stretto senza essere a conoscenza del loro retroterra criminale, in una traiettoria tutta da mettere a fuoco: da Napoli a Milano, destinazione finale Dubai, che racchiude nei suoi caveux il tesoro della camorra. 
l.d.g. 
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Ultimo aggiornamento: 29 Aprile, 08:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA