L'Unione Europea sta lavorando a un piano d'azione per gli oceani e per il Mediterraneo per proteggere gli ecosistemi marini.
A dicembre è stata consegnata una petizione con più di 152.000 firme al Commissario europeo responsabile di questo settore, Virginijus Sinkevicius. Nella petizione viene richiesto di inserire nel quadro normativo europeo il divieto immediato della pesca a strascico in tutte le aree marine protette .
In tutto il mondo, le reti a strascico - indipendentemente dalla dimensione della barca - pescano almeno 30 milioni di tonnellate di frutti di mare, circa l'equivalente di quello che viene pescato da tutti i piccoli pescatori. I pescherecci a strascico operano quasi esclusivamente nelle zone costiere causando danni irreparabili all'ambiente visto che distruggono o asportano qualunque cosa incontrino sul fondale, pesci, invertebrati, coralli, alghe, poseidonie e lasciano un habitat devastato dove le comunità biotiche originarie si potranno reimpiantare solo dopo molto tempo.
Le reti a strascico di fatto alterano i fondali modificandone l'aspetto proprio come fanno gli aratri sui campi coltivati. Lo dimostrano le immagini raccolte di recente dai ricercatori del Consiglio nazionale delle ricerche spagnolo (Csic) e pubblicate sulla rivista Nature. Le pesanti attrezzature utilizzate causano lo spostamento di sedimenti nella zona sottomarina costituita da un pendio che collega la piattaforma continentale al fondale marino ridisegnando il paesaggio sottomarino, levigando il fondale in zone molto vaste: l'effetto, spiegano i ricercatori, può essere addirittura paragonato all'alterazione del paesaggio dovuta all'aratura dei terreni agricoli, e potrebbe avere un forte impatto sull'ecosistema oceanico.