Sara e la carica rosa degli under 30: «Ripartiamo dall'agricoltura. E dalle nonne»

Mercoledì 30 Settembre 2020 di Cristiano Sala
Sara e la carica rosa degli under 30: «Ripartiamo dall'agricoltura. E dalle nonne»

«Potremmo condividerla sui social scrivendo "alla ricerca dell'acino perduto". Che ne pensi?». Sara sorride, anche perché dare un titolo alla sua storia è molto più semplice che scalare la montagna del preconcetto. Quello del "una ragazza a gestire un'azienda agricola? Impossibile". E invece... Sara Gallina, 28 anni, guida con spregiudicata follia l'azienda MonteCorneo570. «Guarda che il vino non lo bevo, lo faccio...». Nata ad Assisi, ma perugina doc (o dop?), Sara diventa enologa nel 2016 all'Università di Agraria di Milano e vince una borsa di studio ''wine design'' al politecnico di Milano. Studia per anni a Milano, scendendo in campo, anzi in vigna, a Saint Emilion (Francia) dove si fa le ossa tra i filari transalpini. All'Università di Bordeaux impara i segreti del commercio del vino e in Francia scopre «quanto mi mancava l'Italia». 

Nel 2018, dopo un'esperienza a Copenhagen (Danimarca), torna a casa con un bagaglio pieno di idee da lanciare sulla terra, come i semi piantati agli inizi del '900 dalla bisnonna Teresa. La prima a capire che il terreno di Sant'Andrea d'Agliano era buono per far pascolare i maiali ma anche per produrre vino. Dopo di lei la figlia Lucia e poi Maria Cristina, la mamma di Sara: «Mia suocera mi ha insegnato trent'anni fa come appendere l'uva sul soffitto della cascina, la stessa che ho deciso di ristrutturare insieme a mio marito per passare il testimone a Sara e Federico». Il fratello di Sara ascolta in silenzio la storia della mamma che si intreccia con le parole della sorella. Sono le donne a "guidare" la riscossa del vino di famiglia: «In effetti i maschi dalle nostre parti ascoltano molto...»



E fanno bene se si guardano con attenzione i numeri. Un quarto delle aziende agricole italiane sono guidate dalle donne. Nel 2019 (dati Coldiretti) si contavano 210 mila imprenditrici "della terra". Il 10 % under 35. Giovanissime e forti: «Quando parliamo di lavoro fisico si pensa subito alla sofferenza. Non è così. Questo lavoro è bellissimo e poi non vi dico la soddisfazione di sfoggiare l'abbronzatura dei campi da maggio a settembre».

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Sara porta avanti diversi progetti. Tutti però seguono una strada: quella della tradizione. «Ho studiato il futuro sui libri dell'università ma lo sguardo è stato sempre rivolto alle origini, alle tradizioni del territorio. Quest'estate sono stata a Ponza per un progetto legato a vigne di 250 anni fa. La ricerca nel nostro settore è fondamentale, così come la scienza. Tanti ragazzi che hanno studiato con me vorrebbero tornare ma ci sono ancora troppe incognite».
 

 


L'Italia con la sua agricoltura "più green d'Europa" dovrà porsi questa domanda. Alla luce degli investimenti che dovranno essere fatti nell'immediato futuro, bisognerà pensare a come non perdere questa opportunità unica: «Non è facile immaginare il futuro in questo presente così particolare. Ascoltavo Renzo Piano dire ai ragazzi "dovete partire per riportare". E' vero. Spero però che la politica possa creare più opportunità per chi ha studiato lontano da casa e ora ha voglia di tornare».

Sara è realista: «Mi sento una privilegiata perché la mia bisnonna, mia nonna e mia madre hanno lavorato tanto per costruire una base così solida». La famiglia, la stessa che oggi risponde "sì!" alla domanda "vorresti un figlio contadino?". 8 italiani su 10 sarebbero infatti felici di avere figli impegnati nel mondo dell'agricoltura. Quello che oggi vede un +50% degli occupati, il 32% donne: «E nessuna che perde la propria femminilità mentre lavora. Ne sono sicura. Quando vado in cantina, mi piace specchiarmi sull'acciaio delle botti e vedere i miei capelli raccolti dai fiocchi colorati che amo collezionare. Dobbiamo pur differenziarci dai maschi mentre tagliamo i grappoli. Ecco, perché non la titoli "Mind the Grap" questa intervista?». Grap, grappolo. Sì, ci sta. 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

💫 Questa non è solo una fotografia di fine vendemmia, ma la rappresentazione di un progetto nato dall'intreccio di più generazioni. Un progetto che ogni giorno viene condiviso tra incomprensioni, fatica e sorrisi, anche il primo maggio. . . . . #montecorneo570

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Ultimo aggiornamento: 1 Ottobre, 11:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA