La scrittrice Barbara Cappi: «L’amicizia al femminile è meglio di una terapia e costa meno»

Mercoledì 12 Agosto 2020 di Valentina Venturi
Barbara Cappi
L’amicizia al femminile può avere diverse sfaccettature, ma una cosa è certa: se è sincera non conosce scadenza. Lo raccontano bene Barbara Cappi e Grazia Giardiello, sceneggiatrici e autrici televisive ma soprattuto amiche, nel romanzo “Balene” edito Giunti per la collana Terzo Tempo, curata e ideata da Lidia Ravera. La protagonista è Evelina, a cui si affianca l’amica di sempre Milla. Barbara Cappi ne racconta la genesi.

Con Giardiello vi conoscete da tempo?
«Siamo amiche da 30 anni. Avevamo fatto dei lavori insieme a Milano poi, dopo dieci anni, ci siamo ritrovate a Roma ed è riscoppiato l’amore amicale. E ci siamo trovate a sceneggiare diverse serie tv insieme».

È semplice scrivere a quattro mani?
«Per noi è un’abitudine: condividere tutta la parte creativa, dall’embrione fino alla suddivisione su carta. Se facciamo una fiction condividiamo le scene, se facciamo un libro i capitoli. Abbiamo un andamento da sceneggiatura: quando abbiamo sotto mano tutto lo scheletro fornito di informazioni, dividiamo i vari capitoli e ci separiamo».

L’amicizia femminile è diversa da quella maschile?
«Quando è a 360 gradi sì. Noi poi ci prendiamo molto in giro. L’ironia tra le due amiche protagoniste è quella tra me e Grazie. Lo saremo anche tra qualche anno, se avremo la fortuna di procede con il nostro terzo tempo visto che la salute è l’unica cosa che non possiamo scriverci. Per il resto direi che possiamo sceneggiarci la vita!».

Cosa ha di speciale un’amica?
«È uno scambio di rimproveri bonari che sono più divertenti del farsi i complimenti. Io che cerco la risata non rido mai con un uomo come rido con le mie amiche. Se ha un’interruzione di energia, un grande dolore o una notizia speciale cosa c’è di più bello di avere accanto una persona che ti capisce e che ti può accogliere e anche bistrattare un po’ per non farti sedere sulla tua sfiga? È meglio di una terapia e costa meno. Per questo motivo ci metterei la firma a rinascere donna: quando un uomo viene mollato dalla tipa, con chi parla povero cristo!».

Perché intitolarlo “Balene”?
«Ci siamo chieste: cosa ti porta ad andare avanti nella vita? Io sono molto curiosa, mi cibo della vita degli altri e sento persone che hanno un sogno. Il “prima o poi lo farò" ti dà un afflato per andare aventi ma lo spingi sempre un po’ in là per avere ancora un dovere di vita. “Balene” rappresenta la ricerca di una grande emozione. Io sono andata in Islanda a cercare le balene ed è una di quelle cose che ancora oggi, se ci penso, mi sento la pelle che si accappona all’immagine che ho avuto davanti. La nostra protagonista Evelina si meritava una botta di culo! Dopo un inizio di romanzo tendente al grigiore se ne meritava di meno, quindi va nelle Azzorre e si prende un colpo al cuore con la natura e con la scoperta di un cetaceo umano».

Come ha conosciuto Lidia Ravera?
«Lidia è il mio mito da quando mia mamma teneva "Porci con le ali” sul comodino e io pensavo “mia mamma legge delle cose zozze!”. Ci siamo incontrate in un locale a Roma, il mio piano b. Da multitasking woman ho aperto “Eggs” a Trastevere. Tra un bicchiere di vino e l’altro ci siamo trovate a parlare della casa editrice e della collana. Con Grazia le abbiamo detto: “Ma perché non commissioni anche a noi un libro?”. Ci ha risposto: “E no, voi siete troppo baby!”. Io ho 53 anni e invece le scrittrici della collana sono over 60, da Brunella Schisa a Emanuela Giordano. Ho ribattuto: “Ma come ho scritto il primo romanzo “Le lettere di Anna” sulla sarta 65enne di “C’è posta per te”: io sono vecchia inside: fidati!».

Da autrice di "C'è posta per te" e "Tú sí que vales", lavora da anni con Maria De Filippi: che donna è?
«Io sono vagabonda, curiosa, mi fido di tutti, esploro. Lei è lì, sempre, perfetta, dentro il suo sistema produttivo e creativo con un’attenzione che non ho. È duracell. Ha un piglio anglosassone, sembra distacco e freddezza, ma solo perché non ha fronzoli. Non è una donna da aggettivi. Il suo essere così asciutta implica avere tutti i sensi messi in gioco».
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