Laura Dave: «Ecco il mio thriller caso dell'anno negli Usa, diventerà una serie con Jennifer Garner»

Venerdì 11 Febbraio 2022 di Riccardo De Palo
Laura Dave: «Ecco il mio thriller caso dell'anno negli Usa, diventerà una serie con Jennifer Garner»

«In televisione è un classico. Senti bussare alla porta. E, dall'altro lato, c'è qualcuno in attesa di darti la notizia che ti cambierà la vita». Inizia così L'ultima cosa che mi ha detto, il fenomeno editoriale dell'anno negli Stati Uniti: il thriller familiare di Laura Dave è da 37 settimane nella top ten dei bestseller del New York Times, ha venduto oltre un milione di copie ed è in corso di pubblicazione in 40 Paesi. Un fenomeno non ancora paragonabile a La ragazza della palude di Delia Owens, un altro mostro da 149 settimane in classifica, ma è comunque un risultato straordinario.

E il sesto romanzo di Dave - sogno di ogni scrittore di oggi - sta già per diventare una serie tv, prodotta da Reese Whiterspoon per Apple e interpretata da Jennifer Garner.


Da pochi giorni è disponibile anche la traduzione italiana, edita da Piemme. L'autrice, sposata con lo sceneggiatore Josh Singer, premio Oscar per Il caso Spotlight, attinge allo stile cinematografico e agli schemi classici del romanzo di genere, ma li rimescola. Nessuno - a cominciare da Owen, il marito della protagonista Hannah Hall, è come sembra. Lui è il capo dei programmatori di una startup di successo, The Shop, ma quando l'azienda comincia a vacillare sotto i colpi di un'inchiesta, sparisce improvvisamente nel nulla. E lascia soltanto un biglietto, affidato a una ragazzina e recapitato nella casa galleggiante sulla baia di San Francisco dove vive con la moglie e la figlia adolescente: «Proteggila». Hannah dovrà scavare nel passato del marito, ricostruire la verità dei fatti e difendere la figliastra, ad ogni costo. La moglie abbandonata diventerà un'eroina.


Signora Dave, è sorpresa del successo?
«Non mi sbilancio a scommettere sul perché il mio romanzo abbia avuto tanto successo - dice l'autrice dalla sua casa di Los Angeles - ma ne sono così felice. Volevo scrivere della maternità, della capacità di perdonare, e di amare qualcuno incondizionatamente. Amo i messaggi che ricevo dai lettori, che si sono sentiti in qualche modo toccati da questi temi: ognuno di loro li ha vissuti, a suo modo, in prima persona».


Possiamo davvero dire di conoscere chi ci sta accanto?
«Mi piace pensare che, fino a prova contraria, possiamo pretendere di conoscere le persone che ci circondano. Scavando sotto la superficie, certi dettagli possono risultare diversi da come ci si aspetta che siano, ma c'è sempre qualcosa di immutabile, in quello che possiamo sapere delle persone che amiamo di più».


Se permette una battuta, anche suo marito è come sembra a prima vista?
«Sono sposata con Josh e ne sono felice. È un marito molto devoto, che mi sostiene in maniera incredibile in tutto quello che faccio. E ora abbiamo l'opportunità unica di adattare insieme L'ultima cosa che mi ha detto per una serie televisiva».


Il suo romanzo sembra essere stato scritto pensando già a una futura sceneggiatura. Immaginava che sarebbe diventato una vera serie tv interpretata da Jennifer Garner?
«No, non l'avrei mai immaginato. Ho lavorato a questo libro per otto anni, e volevo soltanto creare il miglior romanzo possibile».


Quando vedremo la serie?
«Cominciamo a lavorare alla produzione a maggio. Ci stiamo già lavorando insieme, io e Josh».

Il suo è anche un romanzo crime. Come è cambiato il crimine organizzato, nella realtà e nella fiction, dai tempi del Padrino e dei Soprano?
«C'è un libro che mi ha colpito molto, Five Families di Selwyn Raab (un giornalista d'inchiesta del New York Times, ndr) che ricostruisce la storia del crimine organizzato, e racconta la sua rinascita. Lo raccomando vivamente».

Il viaggio di Hannah alla ricerca della verità la mette alla prova e cambia anche tutte le sue certezze su se stessa, è così?
«Assolutamente sì. L'intero suo viaggio è votato alla scoperta all'importanza di quel messaggio e a raggiungere il suo obiettivo».


Cosa la ispira quando scrive?
«La musica. Ascolto sempre le stesse canzoni, quando lavoro a un romanzo. Ho creato anche una playlist su Spotify per L'ultima cosa che mi ha detto (la playlist si chiama Inspired by The Last Thing He Said e comprende tra l'altro canzoni di Bob Dylan, Bruce Springsteen, Sade, Led Zeppelin, Fleetwood Mac, ndr)».


È stato difficile scrivere una storia così apparentemente semplice, ma dalla struttura molto complessa?
«Ho cominciato a vedere il romanzo in maniera significativamente diversa quando è nato mio figlio, nel 2016. Ho capito che la maternità doveva essere al centro della storia, e così ho cominciato a riscrivere da capo il libro, dopo quella esperienza».


Pensa già a un sequel?
«Adesso sto lavorando a un romanzo totalmente diverso, ma certamente, un sequel è sempre possibile».

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