I molti significati politici del referendum del 20-21. Si vota per il taglio dei parlamentari. Ma in gioco c'è anche altro

Mercoledì 9 Settembre 2020
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Gentile Direttore,
ci stiamo confrontando sul sì e sul no del referendum per il taglio dei parlamentari. Anche senza essere un matematico di professione, sono un pensionato, i numeri perfetti (400 e 200) sono solo frutto di promesse elettorali. Le necessarie modifiche istituzionali potrebbero aver ridotto i parlamentari ma con numeri diversi (403/399- 202/199) che facevano capire una attenzione al territorio e alla Costituzione. Costituzione, purtroppo, troppo spesso dimenticata. 

Elvio Beraldin
Padova

Caro lettore,
come spesso accade in Italia, anche in questo caso, il referendum ha perso parte del suo significato originario e si sta trasformando sempre di più in un voto politico che prescinde dai contenuti specifici del quesito. Il quesito a cui saremo chiamati a rispondere il 20-21 settembre è abbastanza noto: l’elettore dovrà dire se è o meno favorevole al taglio del 36,5% dei componenti di entrambi i rami del parlamento previsto dalla riforma approvata l’8 ottobre del 2019. Considerato il tema assai popolare e il fatto che tutti i maggiori partiti, dalla Lega al Pd, da M5s a Fdi, si sono schierati per il Sì, ci dovrebbero essere pochi dubbi sull’esito referendario. Ma alcuni sondaggi danno il No in sensibile crescita. E, aldilà dell’esito, sarà anche importante misurare la partecipazione al referendum, visto che si vota lo stesso giorno delle regionali. Per due forze politiche comunque questo voto assume un significato particolare: M5s e Pd. I 5stelle rischiano, soprattutto in alcuni territori, di uscire con percentuali irrisorie dal voto amministrativo. Per loro una chiara vittoria del Sì sarebbe vitale perché permetterebbe di attenuare l’impatto della probabile sconfitta alle regionali, sia al proprio interno sia sul fronte degli equilibri di governo. Per il Pd la questione è diversa. Zingaretti ha schierato con forza il partito per il Sì, nonostante il dissenso di personalità importanti e autorevoli, da Zanda a Prodi, schierate per il No. E nonostante una base che, in larghi settori, non vede di buon occhio un appiattimento del partito sulle linea anti-politica di M5s. Il voto referendario sarà decisivo anche per lui. Ha ragione lei. La sentenza la conosceremo il 22 settembre. E non solo per il quesito referendario. 
Ultimo aggiornamento: 12:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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