La violenza in classe non è colpa solo di insegnanti "impreparati". Ma più spesso di tanti adulti inadeguati

Giovedì 1 Giugno 2023

Caro direttore,
il gesto del ragazzo di Milano che ha accoltellato la professoressa non ha nessuna giustificazione, qualunque sia la motivazione o il tipo di disagio che l'abbia provocato. Va detto però che molti insegnanti non capiscono i ragazzi. Molti sono stati preparati per svolgere il programma ministeriale non per risolvere problemi di natura sociale legati alla sfera affettivo-psicologica degli alunni.

Lino Renzetti


Caro lettore,
il Covid ha inciso sulle nostre vite assai più di quanto pensiamo e percepiamo.

Altro che "andrà tutto bene" come recitava lo slogan buonista e mellifluo in voga nella prima fase della pandemia. Non è andata affatto così. E tra coloro che hanno pagato lo scotto maggiore a quella esperienza ci sono proprio i ragazzi. Tutte le ricerche mostrano come il distanziamento sociale, la mancanza di socialità, l'isolamento hanno inciso sul loro benessere psicologico, creando in qualche caso anche situazioni individuali di grande problematicità. E non è un caso se la domanda di sostegno psicologico è cresciuta in modo prepotente soprattutto tra i più giovani. Tutto questo, sono d'accordo con lei, non può essere in alcun modo considerato un alibi, né essere usato come scusante per ciò che è accaduto nei giorni scorsi in provincia di Milano dove un 16enne in classe ha ferito a coltellate la sua professoressa. Né per la vicenda di Rovigo dove, nell'ottobre scorso, l'insegnante è stata colpita dai pallini in gomma di una pistola ad aria compressa di uno studente mentre altri suoi compagni riprendevano in video la scena. Ma proprio di fronte a fatti incredibili come questi e agli inevitabili interrogativi che suscitano, non si può non tenere conto anche di ciò che è accaduto, del trauma che ha provocato nelle vite di alcuni ragazzi, delle difficoltà che altri incontrano nel tornare a quella che era considerata la normalità. Figuriamoci poi in chi viveva già una condizione di disagio sociale o individuale. Per questo penso sia riduttivo mettere sotto accusa gli insegnanti, sottolineando la loro inadeguatezza a far fronte al sempre più complesso percorso di crescita dei ragazzi sia riduttivo. Perché credo che ad essere impreparati e inadeguati non siano solo i professori, ma lo siamo un po' tutti. Soprattutto lo sono gli adulti nel loro ruolo di genitori e componenti di una famiglia. Perché prima di entrare in classe quel ragazzo di Milano o quello studente di Rovigo sono pur sempre usciti da una casa. E ne sono usciti con un coltello e una pistola. Perché nessuno dei loro compagni di classe, a quanto pare, gli ha impedito di agire in quel modo. E spesso, nei giorni successivi non ne hanno neppure condannato in modo convinto il comportamento violento. Esattamente come hanno fatto peraltro alcuni genitori. Che non possono pensare di delegare completamente alla scuola l'educazione e la formazione dei loro figli. Ciascuno di fare la propria parte. Anche se costa fatica. Anche se significa scontrarsi, imporsi, dire molti no.

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