L'abito non fa il monaco? Non sempre. Ed è giusto imporre la cravatta e vietare le scarpa da ginnastica a deputati & C.

Venerdì 4 Agosto 2023

Egregio Direttore,
lei, che nella foto nella sua rubrica e in qualche intervista televisiva ha sempre camicia, giacca e cravatta per rispetto sia di coloro che la vedono sia per rispetto di se stesso , quale impressione ha avuto relativamente all'indicazione data ai parlamentari ed ai rappresentanti regionali di presentarsi nei luoghi che dovrebbero essere per loro in primis di lavori con tenuta consona al luogo, con giacca camicia e cravatta. Non entro nel merito dei loro compensi, non mi interessa , unicamente nutro la speranza che facciano gli interessi della collettività. Penso in ogni caso che gli "ambienti" da loro abitualmente frequentati abbiano senza limitazioni di sorta l'uso di aria condizionata . Concludo con una riflessione amara in uso in altri tempi, un asino lo si potrà vestire a festa ma sempre asino rimarrà. A causa dell'atteggiamento di molti quanti non asini ci rappresentano?

Adolfo Fuga


Caro lettore,
mi esoneri dal conteggio di asini e non asini. Limitiamoci a parlare di stile e di codici d' abbigliamento. Sarà per un fatto di educazione, di abitudine o forse di età, ma penso siano doverosi i richiami al decoro e al rispetto anche formale del proprio ruolo (perchè di questo stiamo parlando) che recentemente sono stati rivolti a parlamentari e consiglieri regionali. Anzi, direi che la deriva alla sciatteria e alla eccessiva disinvoltura dei look parlamentari andava arrestata prima. Il privilegio di rappresentare il popolo e di ricoprire taluni incarichi, impone anche un'autorevolezza formale che difficilmente trova adeguata espressione nell'uso di sneakers (più note come scarpe da ginnastica) bianco-abbaglianti o di camice stazzonate e sbottonate. Look che trasmettono piuttosto un'idea di casualità e di poca considerazione per il luogo in cui si è e per cio che si rappresenta. O che, ipocritamente, vengono scelti per strizzare l'occhio a una parte di elettorato, cercando di offrire di sè un'immagine meno ingessata, più giovane e disinvolta. Tutti conosciamo l'antico adagio " l'abito non fa il monaco". Ma in alcuni casi non è affatto così. L'abito talvolta contribuisce a dare credibilità e anche prestigio. A chi lo indossa e al luogo che lo ospita. Naturalmente un asino raglia anche se è in smoking e non bastano una cravatta raffinata e un paio di mocassini artigianali a trasformare qualcuno in uno statista o anche solo in un onesto, autorevole e preparato uomo politico. Innegabile. Come lo è il fatto che talvolta la scarsa consuetudine di alcuni eletti con giacca-cravatta e calzature adeguate, produce risultati raccapriccianti dal punto di vista cromatico o stilistico. Ma non abbiamo l'ambizione di essere rappresentati da inappuntabili gentleman. E non stiamo discutendo di eleganza, concetto quantomai vago e soggettivo. Ma di decoro, di sobrietà e di consapevolezza del proprio ruolo. Cose di cui troppi rappresentanti del popolo sembrano spesso non dare la giusta importanza. A partire da come si vestono.
 

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