Le falci e martello in piazza sono il retaggio di un vecchio mondo. Ma anche oggi la democrazia ha nemici temibili

Mercoledì 27 Aprile 2022
Le falci e martello in piazza sono il retaggio di un vecchio mondo. Ma anche oggi la democrazia ha nemici temibili
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Egregio direttore,
lunedì 25 aprile numerose manifestazioni hanno animato le nostre piazze. Bandiere con il tricolore nazionale, simbolo dell'unità italiana. Bandiere multicolori della pace simbolo di attenzione ai valori della Pace. Le uniche bandiere che proprio non capisco sono quelle rosse con il simbolo della falce e martello che ci ricorda una delle più terribili e sanguinarie dittature che la storia ricordi, quella comunista.

Aldo Sisto
Mestre


Caro lettore,
mai come quest'anno il 25 aprile è stato preceduto da polemiche tristi ma a loro modo istruttive di una cultura politica ancora radicata in una parte della sinistra italiana. Qualcuno, che si considera l'esclusivo depositario della memoria della Liberazione dal nazifascismo, si è arrogato persino il diritto di misurare i carati della Resistenza del popolo ucraino, per valutare se potesse essere in qualche modo assimilata o paragonata a quella italiana. E lei si sorprende che lunedì sfilassero bandiere con la falce e martello? Non mi fraintenda: comprendo le ragioni del suo stupore. Ma dobbiamo prendere atto che c'è una quota di persone che non hanno ancora superato il trauma del 1989, che vive di vecchie contrapposizioni ideologiche e che ritiene il 25 aprile non una festa nazionale, ma l'occasione per ribadire un suo primato sulla Liberazione dal nazifascismo. È evidente che finché questo accadrà, il 25 aprile continuerà ad essere una festa divisiva. Ma se dopo decenni non siamo ancora riusciti ad abbattere steccati e ad elaborare una memoria condivisa di quegli eventi, temo dobbiamo farcene una ragione. E guardare oltre. Anche oltre la falce e martello. Oggi nel mondo globale la contrapposizione non è più tra capitalismo e socialismo o qualche suo surrogato. Ma tra democrazie e autocrazie. Queste ultime hanno origini politiche e religiose diverse, ma sono unite nel considerare necessari sistemi di governo in cui il potere sia concentrato nelle mani di una sola persona (o di una cerchia molto ristretta) e nell'ostacolare le forme delle democrazie liberali. Putin non ha invaso l'Ucraina per paura della Nato, ma innanzitutto perché il modello imperiale neo-zarista in cui ha ingabbiato la Russia fa sempre più fatica a reggere alle tentazioni democratiche di cui anche i paesi confinanti, usciti dall'orbita sovietica e post sovietica, sono a loro modo portatori. La sfida oggi è questa. E non ci sono dubbi da che parte stiano coloro che sfilano con la falce e martello.
 

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