Sul generale destra e sinistra ribaltano i ruoli: chi antepone i diritti ai doveri e chi censura

Sabato 26 Agosto 2023

Caro direttore,
ammetto che non ho letto il libro del generale Vannacci, quindi a differenza di molti illustri commentatori non parlerò di un testo che non conosco ma di quello che si è sviluppato attorno a questo scritto costato la rimozione a un generale pluridecorato. Come accade spesso in Italia si sono creati sue fazioni: una pro e una contro. Stupisce tuttavia che una delle due, quella che chiameremo semplicisticamente Progressista, si sia trincerata subito dietro un atteggiamento censoreo sia nei confronti dell'autore che del testo. Un atteggiamento incomprensibile da parte di chi dice di discendere niente meno che dall'Illuminismo di cui fu uno dei maggiori rappresentanti un certo Voltaire che ebbe a dire "non condivido le tue idee ma darò la vita perché tu le possa esprimere". Non so se l'alto ufficiale abbia o meno violato il regolamento della Forza Armata a cui appartiene; questo è ormai secondario. Centrale è la pretesa di una parte politica di cancellare completamente il pensiero altrui perchè Conservatore e quindi indegno di cittadinanza intellettuale, come se Conservatorismo fosse necessariamente sinonimo di Dittatura. Sembra che una cappa autoritaria sia calata sul pensiero Occidentale, una cappa propria di quella parte che sostiene di difendere i diritti e le libertà dimenticando che esistono anche i diritti e le libertà degli altri e non solo i propri.


Cordiali saluti.


Lorenzo Martini,
Stanghella (Padova)


Caro lettore,
ho l'impressione che sulla vicenda del libro del generale Vannacci ci sia stata una sorta di ribaltamento di ruoli, con la cosiddetta destra che difende i diritti anteponendoli ai doveri e la cosiddetta sinistra che pretenderebbe invece di limitare i diritti.

Chi a destra rivendica il diritto del generale di esprimere senza se e senza ma le sue opinioni per quanto scomode e divisive su temi come l'omosessualità e la diversità, dimentica che per un militare, e a maggior ragione per un generale, i doveri vengono talvolta prima dei diritti. E il dovere di rappresentare la Nazione e le Forze Armate prevale sulla libertà di pensiero. Anche quando questo militare esprime punti di vista e idee che, su temi controversi, possono essere condivisi da molti. Il senso del dovere è da sempre un punto di riferimento dell'identità conservatrice e di destra. Perché non dovrebbe valere nel caso di Vannacci? D'altro canto a sinistra le polemiche sul libro del generale hanno fatto emergere posizioni censoree che prescindono dal ruolo di Vannacci e mettono in discussione lo stesso diritto di un cittadino, chiunque esso sia, ad esprimere idee ed opinioni contrarie ai dogmi del pensiero cosiddetto progressista. Esemplare in questo senso è stato il commento della segretaria del Pd proprio sul caso Vannacci. Secondo la singolare e un po' inquietante interpretazione che Eddy Schlein fa della nostra Carta, "La Costituzione non mette tutte le opinioni sullo stesso piano". Cioè secondo la leader dem ci sono opinioni che hanno un diverso diritto di cittadinanza in Italia: alcune possono essere espresse, altre no o forse possono essere pronunciate solo sottovoce e in luoghi deputati. Forse ci siamo persi qualcosa. Eravamo rimasti all'articolo 21 della Costituzione che recita: "Tutti hanno il diritto di esprimere il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione". Evidentemente non è più così. O almeno non lo è per la segretaria del Pd che da alfiera di ogni diritto, di fronte al libro di Vannacci, si è trasformata in una sostenitrice della limitazione del diritto principale: quello di parola e di espressione.

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