Il campo minato delle idee (e delle provocazioni). L'errore che un soldato non poteva permettersi

Domenica 20 Agosto 2023

Caro direttore,
il libro del generale Vannacci "Il mondo al contrario" sta facendo infuriare molta gente, soprattutto quelli che da tempo hanno smesso di pensare e si affidano alle verità che gli vengono trasmesse dai mass media. Ricordo che ai tempi di D'Annunzio molti si scandalizzarono per il contenuto di alcuni suoi libri e per i comportamenti cercati e voluti dal più grande Poeta di sempre e che hanno contribuito alla nascita del mito forse più importante del 900. I libri sono fatti per far discutere. Se poi qualcuno viene punto sul vivo dalla sua pubblicazione vuol dire che forse aveva colto nel segno.


Luigi Renzetti


Caro lettore,
siamo bravissimi a creare eroi e vittime.

Personalmente non credo però che il generale Vannacci sia né l'uno né l'altro. Sul fatto che l'alto ufficiale e valoroso ufficiale abbia tutto il diritto di avere idee e opinioni su omosessualità, stranieri e concetto di diversità non allineate con un certo pensiero prevalente, non ci sono e non ci possono essere dubbi. Seppur in forma talvolta un po' ermetica e in altre con un linguaggio invece assai diretto e provocatorio, Vannacci ha messo nero su bianco punti di vista che fanno gridare allo scandalo alcuni, ma sono intimamente condivisi da altri. Perché, anche se tanti non riescono ad accettarlo, la realtà ha molte sfaccettature, e tutte hanno diritto di cittadinanza e non possono essere censurate a priori da coloro che ritengono di essere, spesso a torto, gli unici depositari del bene e della verità. Vannacci ha dichiarato che sentiva il bisogno di affermare queste sue convinzioni. Legittima aspirazione. Lo era a tal punto da scrivere e autoprodursi un libro che, peraltro, mi pare molti stiano giudicando pur avendone letto solo qualche riga opportunamente stralciata qua e là. Ma in questa vicenda c'e un anche altro aspetto da considerare: Vannacci non è un cittadino qualsiasi o un opinionista né tantomeno un poeta. È un soldato e, come emerge dal suo libro e dalle sue interviste, ha una precisa cognizione di ciò che significa esserlo e di ciò che questo comporta. Ebbene un generale non può ignorare che una persona, nel suo ruolo e al suo livello, quando parla o scrive pubblicamente non rappresenta solo se stesso, ma un Paese o almeno l'istituzione di cui fa parte. Cosiccome non può ignorare che nella sua funzione di alto comando è alla guida di tante persone che su molti temi delicati e divisivi, possono avere sensibilità e culture diverse dalla sue, che vanno considerate e rispettate non meno di quelle dello stesso generale. Credo che Vannacci di tutto questo non potesse non essere consapevole. Del resto un generale che, come lui, ha ricoperto incarichi operativi in molte aree a rischio, non può che avere una elevata consuetudine con la tattica e la strategia, con il rapporto-causa effetto. Escludo quindi non avesse messo nel conto le reazioni e le conseguenze che il suo scritto avrebbe generato. Se così non fosse dovremmo credere che Vannacci, da incursore, si è addentrato in un campo minato diverso da quelli in cui era abituato a muoversi, ma ha sottovalutato le capacità della forze in campo e le loro possibili reazioni. Un errore che un militare del suo livello non può permettersi.

Ultimo aggiornamento: 11:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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