Le foibe e le parole della signora Egea destinate, purtroppo, a cadere nel vuoto. A destra e a sinistra

Mercoledì 12 Febbraio 2020
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Caro Direttore
voglio ringraziare attraverso il Gazzettino, non sapendo come fare diversamente, la signora Egea Haffner, la bambina con la valigia, per il suo sereno racconto fatto sul giornale di domenica scorsa in merito alla tragedia che ha visto anche lei impotente protagonista dell’odio che ha sconvolto i giuliani, fiumani e dalmati nel 1945. La motivazione del perché non ha accettato il conferimento della cittadinanza onoraria, propostale dal comune di Bassano del Grappa, costituisce per me, in questo momento di pericolose e inspiegabili volontà ancora negazioniste su una tragedia che si è voluta nascondere per quasi 50 anni, un grande atto d’amore che in un modo semplice, ma efficace, può far capire che la pacificazione si può raggiungere, se si vuole il bene del paese. Riporto infatti quanto testualmente detto da Egea: “Un conferimento che ho rifiutato perché non voglio essere messa in contrapposizione alla senatrice (Segre) che ammiro moltissimo, come se fossimo due donne da catalogare l’una a destra e l’altra a sinistra, quando invece siamo state due bimbe dalle storie diverse ma ugualmente drammatiche” e poi ancora “Sono già cittadina italiana, ho la mia storia e mi basta la mia tragedia, non voglio essere strumentalizzata”. Su questo esemplare ragionamento dovrebbero incentrarsi coloro che vilmente, approffittando dell’oscurità della notte, oltraggiano con color rosso e/o con i simboli del vecchio partito comunista, lapidi ed indicazioni di viabilità cittadine che ricordano le foibe. Grazie ancora cara signora Egea per il suo amoroso insegnamento.

Renzo Turato
Padova

Caro lettore,
il gesto e le parole della signora Egea sono esemplari. Mi sembra però siano destinate a cadere nel vuoto. Perchè a molti manca ancora il coraggio intellettuale di fare i conti fino in fondo con la propria storia. Il giorno del Ricordo è l’occasione per tutti di ricordare i tanti italiani vittime innocenti delle atrocità compiute dai partigiani titini e della pulizia etnica perseguita dal dittatore comunista jugoslavo. Una pagina tragica della nostra storia che a lungo, per interessi di parte e di partito, è stata minimizzata, dimenticata e spesso anche cancellata. E che oggi è doveroso celebrare, perchè anche da lì, anche da quei luoghi e da quei morti, è passata la non facile costruzione della nostra democrazia. La signora Egea, credo, ha voluto dirci innanzitutto questo. Ma anche qualcosa in più. Ha cercato di ricordare a una parte politica, la destra, che questa giornata non è il contraltare del 25 aprile o della Giornata della Memoria.

Nessuno può e deve appropriarsene, farne una bandiera propria da sventolare contro gli altri. Perchè ciò succeda, perchè sia una giornata davvero condivisa, è però necessario che l’altra parte politica, la sinistra post-comunista, riconosca che nel proprio album di famiglia, accanto alle pagine gloriose della Resistenza, ci sono pagine che trasudano vergogna e orrore. Che non possono essere minimizzate nè negate. Perchè l’Italia non è solo il Paese che ha vinto il fascismo. E’ anche il Paese che ha dovuto fare i conti, talvolta duramente e tragicamente, con i disegni di egemonia del movimento comunista italiano e internazionale. Le foibe, ma anche tristi vicende come il cosiddetto “treno della vergogna” (il convoglio di esuli dalmati ed istriani che nel 1947 venne preso a sassate e a insulti nella stazione di Bologna da parte di militanti Pci e Cgil) non sono stati incidenti di quella storia. Ne sono parte integrale e integrante. Sarebbe giunto il momento di riconoscerlo fino in fondo.
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