Perché è sbagliato giustificare le foibe come una reazione alle violenze del fascismo

Sabato 8 Febbraio 2020
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Egregio direttore, 
le foibe sono state un fatto reale, drammatico, negarlo è inconcepibile. A pagare con la vita e l'esilio sono stati migliaia di cittadini italiani in terra d'Istria e Dalmazia. Purtroppo, il Giorno del Ricordo è occasione di spiacevoli diatribe, sterili polemiche politiche di parte, colme di vecchi rancori mai sopiti che tolgono spazio a pacate riflessioni civili. Invece, una razionale analisi storica di quel tragico periodo, contribuirebbe a rasserenare un Paese perpetuamente diviso e incattivito come oggi è l'Italia. Le foibe furono la reazione violenta ed esasperata dei partigiani di Tito alla folle oppressione che il fascismo aveva scatenato in quei territori, responsabile di torture, stupri e assassinii della popolazione slava. Ma fare il conteggio dei morti innocenti di una parte o dell'altra è un percorso cinico, praticato spregiudicatamente da coloro che rifiutano una scomoda verità. Però in questo contesto, emerge evidente l'infido intento di qualcuno a voler presentare come tipici orrendi episodi di guerra da attribuire ai partigiani, con il fine di equipararli ai nazifascisti. È un concetto squallido e inaccettabile: si vuole denigrare la Resistenza per sdoganare il fascismo.


Silvano Lorenzon
Maserada sul Piave ( Tv)


Caro lettore, 
le rispondo con le parole del commissario della divisione Garibaldi Natisone, Giovanni Padoan, il partigiano Vanni, comunista, come disse lui, per tutta la vita: «L'idea di giustificare le foibe con gli eccidi e le crudeltà dei fascisti mi ha convinto fino al 1959. Era una specie di grande bilanciamento. Ma era una truffa: un eccidio non fa mai il pari con un altro. Negli anni Sessanta ne presi coscienza e nel 66 scrissi un primo libro dove raccontavo quello che sapevo e che, naturalmente, tutti noi sapevamo». E tra ciò che i partigiani rossi sapevano c'era anche una tragica realtà: le foibe, in particolar modo dall'inizio del 1945, non furono la reazione alle violenze del fascismo, ma una diretta conseguenza della strategia del Maresciallo Tito di eliminare tutti coloro che potevano rappresentare un ostacolo al suo disegno espansionistico nei territori italiani. Anche la strage di Porzus, benchè eseguita da partigiani italiani comunisti, rientrava in questa strategia: i partigiani azionisti e cattolici della Brigata Osoppo, con le loro bandiere tricolori, vennero assassinati perchè erano dei nemici in quanto rappresentavano un possibile ostacolo ai piani di conquista del dittatore comunista jugoslavo su pezzi d'Italia: l'Istria, il Goriziano, la striscia che va da Trieste a Monfalcone. Un disegno che, come testimoniano i documenti dell'epoca, godeva dell'appoggio e del consenso del Pci. Anche queste sono scomode verità. E ricordarle, metterle in fila, non vuol dire affatto denigrare la Resistenza. Né tantomeno sdoganare il fascismo. Ma ristabilire la realtà della storia. Anche quella che molti, oggi, preferirebbero fosse dimenticata.
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