Scusate la franchezza, ma solo un idiota può pensare di abolire le Feste della mamma e del papà

Martedì 1 Maggio 2018
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Caro Direttore
tocca leggere che i dirigenti di un asilo di Roma, su richiesta di una coppia omosessuale, hanno deciso di abolire le feste della mamma e del papà, in quanto discriminatorie nei confronti dei bambini con genitori dello stesso sesso. Prima le Feste religiose, per non turbare i non cattolici, adesso è la volta dei simboli della famiglia naturale fondata sull'unione di un uomo e di una donna. Comunque la si pensi, è in atto una destrutturazione progressiva dei principi, dei valori e delle tradizioni che sono da sempre radici e patrimonio di questo nostro Paese, e dell'Europa in generale. C'è da chiedersi, fra angoscia e sbalordimento, dove si voglia arrivare con questa furia iconoclasta, relativamente alla quale Giuliano l'Apostata avrebbe fatto la figura di un dilettante. Credo sia arrivato il momento di gridare con forza che in democrazia è giusto rispettare le minoranze, purché ciò non comporti la cancellazione dei diritti della maggioranza.


Umberto Baldo
Abano Terme


Caro lettore,
sono d'accordo con lei e dovrei risponderle, ricordandolo a me stesso e a tutti, che una democrazia ha il dovere di salvaguardare i diritti delle minoranze ed evitare la tirannia della maggioranza. Ma che non si costruiscono o migliorano i diritti di qualcuno cancellando i diritti di altri. 
Però mentre scrivo queste righe mi chiedo se abbia senso, in un caso come questo, scomodare i principi del pensiero liberale e democratico. Sì, perché l'idea di cancellare le Feste del papa e della mamma per non urtare la sensibilità dei figli di genitori dello stesso senso (e la sensibilità degli altri bambini, dove la mettiamo?) è talmente balzana e strampalata da farmi pensare che possa essere il frutto malato di qualche mente distorta, forse in cerca di pubblicità a buon mercato. Insomma, per dirla senza tanti giri di parole, voglio poter credere che sia l'iniziativa di qualche idiota. O almeno, per la fiducia che continuo a nutrire nell'umana intelligenza, sperarlo.
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