Favino ha sollevato un problema reale, che però chiama in causa la debolezza del nostro cinema

Giovedì 7 Settembre 2023

Caro direttore,
con il vento di destra che sferza un po' ovunque nel nostro paese, ci mancava solo la svolta sovranista-cinematografica dell'insospettabile Favino che pretende attori italiani per i ruoli da italiani. Ma chi ci salverà da questa deriva? A livello internazionale ci copriamo di ridicolo.

Elio G.
Venezia

Caro lettore,
per carità, lasciamo perdere una volta tanto la politica. Che in questo caso proprio non c'entra nulla. Non mi pare proprio che Pierfrancesco Favino sia sospettabile di simpatie sovraniste o che possa nutrire velleità autarchiche né in campo cinematografico né in altrin campi. Favino ha espresso da professionista del grande schermo una sua rispettabile opinione. Ha rivendicato che i ruoli da italiani (il pretesto, come noto, è stato il film su Enzo Ferrari) dovrebbero essere affidati ad interpreti italiani e non stranieri, come accade invece spesso.

Una provocazione o una polemica che sta facendo discutere non solo perché arriva da quello che probabilmente oggi è il nostro miglior attore, ma perché tocca un nervo scoperto del nostro mondo cinematografico: la scarsa fama e il ridotto mercato internazionale che, salvo sporadiche eccezioni, hanno attori e attrici italiane. Non sono un esperto né di piccolo né di grande schermo, ma credo che il punto della questione sia innanzitutto questo. I film si fanno perché siano visti. Perché la gente vada nelle sale a guardarli o si abboni a Netflix per poterseli gustare a casa. E la notorietà e la fama degli interpreti su questo hanno un peso importante. Fanno spesso la differenza. Né i grandi produttori né i registi di Hollywood sono autolesionisti. Il film dedicato alla vita di Enzo Ferrari aveva un budget di quasi 100 milioni. Se un regista del calibro di Michael Mann avesse valutato che ci fosse un attore italiano più efficace e adatto di Adam Driver per impersonare il ruolo del mitico "Drake", lo avrebbe scelto. Semplicemente, e con tutto il rispetto di Favino, questo attore non c'è. Non è solo un problema di capacità artistiche, di lingua o di Dna, ma di profilo e di esperienze. Driver ha al suo attivo la serie di Star Wars, ha interpretato Maurizio Gucci nel film di Ridley Scott, è stato candidato due volte come premio Oscar al miglior attore protagonista: quale attore italiano può vantare nel suo curriculum esperienze del genere? Favino ha sollevato un problema reale. Ma che chiama in causa innanzitutto le debolezze del nostro cinema. Non la cattiva volontà o i pregiudizi di registi e produttori.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci