Zona gialla non è sinonimo di rischio zero Ma in troppi sembra non l'abbiano capito

Mercoledì 11 Novembre 2020

Caro direttore,
da mesi continuo a scrivere, senza fare il Pierino di turno, ma semplicemente in veste di rispettoso delle norme antivirus, alias senso civico, che, la troppa convinzione che gli Italiani si stiano comportando tutti bene per quanto attiene all'uso della mascherina non risponde a verità, e che ciò forse costituisce un encomio che avrebbe lo scopo di incentivarne l'uso, così come si mette bastone con carota davanti all'asino. A riprova di quanto sto dicendo, ci sono ben tre lettere pec (e questa è la quarta!) da me indirizzate al governatore del Veneto presso la protezione civile di Marghera (con copia per conoscenza ai sindaci di Belluno e Feltre) nelle quali chiedo, con una certa ironia, se chi è preposto ai controlli, abbia qualche difetto alla vista, stante il fatto che, nella mia provincia, sono in molti a non osservare questa disposizione. Ora siamo arrivati alla fase critica della pandemia e, malgrado l'unica protezione valida, continui ad essere detta mascherina, strumento che viene imposto con forza nell'interesse della collettività, io penso che, quando le mucche sono scappate dalla stalla (come si usa dire) non ci sia più nulla o poco da fare: il virus infatti imperat indisturbato e le strutture ospedaliere sono quasi al collasso. Dobbiamo ringraziare gli imbecilli di turno ( posso chiamarli così?) che, non osservando le regole, anche indossandola male, stanno facendo sì che ci ammaliamo tutti? Non sarebbe il caso di provvedere in maniera esemplare? Anche con gli arresti domiciliari?


Arnaldo De Porti


Caro lettore,
li chiami come vuole, la sostanza non cambia.

Ero convinto che il cosiddetto lockdown generale, ossia il blocco totale esteso a tutto il Paese, fosse stata una scelta sbagliata nella prima fase della pandemia, quando, con grave danno di alcune economie locali, si decise la chiusura di territori che erano solo marginalmente toccati dal virus. Ritengo che in questa fase, aver differenziato divieti e restrizioni in base all'andamento del contagio e alle capacità di risposta dei singoli sistemi sanitari regionali, sia stata una scelta corretta. Purtroppo però dobbiamo constatare che troppi cittadini non sembrano consapevoli di cosa significhi essere residenti in una regione inserita nella fascia gialla e non invece in una arancione o rossa. Il color giallo non è sinonimo di rischio zero e non può essere interpretato come un liberi tutti, come invece lasciano pensare molte scene viste nello scorso week end, ma non solo. Il rispetto delle restrizioni, l'obbligo di evitare assembramenti e i comportamenti corretti sono sempre fondamentali, a maggior ragione dove è ancora garantita la libertà di circolazione delle persone. Se manca questa consapevolezza, se ci si comporta come se i dati del contagio e quelli dei ricoveri non registrassero ogni giorno numeri in aumento, il risultato è inevitabile: un rapido peggioramento della situazione epidemiologica e il passaggio delle regioni oggi in area gialla alle fascia con maggiori restrizioni. O, come il governo sta valutando di fare, l'estensione del blocco totale a tutto il Paese.

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