Sempre meno pasti fuori casa: come lo smart working ha cambiato le abitudini degli italiani

Giovedì 3 Giugno 2021
Sempre meno pasti fuori casa: come lo smart working ha cambiato le abitudini degli italiani

Con il susseguirsi di restrizioni per contingentare la diffusione del virus, mangiare a casa è stata una scelta di necessità. Considerando tuttavia che, prima della diffusione del Covid-19, il trend di consumo out-of-home era in crescita, per quale motivo i consumatori affermano di voler continuare a preparare i propri pasti autonomamente? Sono 3 le ragioni principali che potrebbero spiegare questo fenomeno, dice l'Osservatorio Deloitte Consumer Tracker.

La prima è strutturale. «Ci si aspetta infatti che il lavoro da remoto proseguirà oltre alla fine dello stato di emergenza -dice Deloitte-. Lo affermano 2 italiani su 3 tra coloro che, avendo lavorato in questa modalità durante il lockdown, pensano che continueranno a farlo anche in futuro.

A non voler tornare indietro sono in particolare gli appartenenti alle Generazioni Y e Z (rispettivamente 29% e 35%, contro una media del 24%)». La seconda è economica. «La crisi ha messo a dura prova i bilanci familiari e cucinare da sé rappresenta un'opzione più sostenibile in un momento di incertezza finanziaria. Al momento, infatti, 3 consumatori su 5 nel mondo spendono ogni mese quanto o più di quanto guadagnano, e circa 2 su 5 sono preoccupati dello stato per i propri risparmi. Nel corso del 2020, tuttavia, abbiamo assistito a un incremento del +6,6% del tasso di risparmio delle famiglie rispetto all'anno precedente, che trova spiegazione in una generale riduzione dei consumi», spiega lo studio. La terza è di preferenza. «Salutare, sostenibile e digitale sono alcuni delle caratteristiche ricercate oggi dai consumatori che contribuiranno a dare forma al futuro dell' alimentazione, come evidenziato nelle direttrici del «Future of Food», dice Deloitte.

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«A partire dallo scoppio dell'emergenza sanitaria, il ruolo dell' alimentazione per il benessere delle persone è diventato ancora più rilevante, come conferma il 58% degli italiani. A fianco dell'attenzione alla salute, in questi mesi si è definito l'interesse per prodotti locali, anche se ciò implica riconoscere un prezzo premium per il prodotto d'interesse. Tale preferenza, che viene affermata dal 40% dei consumatori italiani, trova spiegazione nella ricerca di garanzia della provenienza degli alimenti così come nel supporto dell'economia del territorio. Inoltre, con l'esplosione dell'e-commerce alimentare, il cui valore di mercato nel 2020 ha toccato i 2,7 miliardi di euro nel nostro Paese, compiere scelte salutari dovrebbe diventare ancora più semplice e accessibile», si legge nell'Osservatorio Deloitte.

«Per il mondo del Foodservice non basterà attendere la fine dell'emergenza per la ripresa dei consumi. A fianco a degli accorgimenti per trasmettere l'impegno dell'impresa per la sicurezza dei consumatori, sarà necessario adattare la propria offerta per cogliere ulteriori opportunità di mercato. Come emerge dai dati, si stima infatti che l'intenzione di ordinare per l'asporto o la consegna a domicilio persisterà sia a livello internazionale sia locale», spiega Eugenio Puddu, Consumer Products Sector Leader di Deloitte Italia. «Per questo sarà necessario considerare formati come il delivery o il drive-through, che rendano l'esperienza sempre più accessibile, anche da remoto. Tale trasformazione passa attraverso la digitalizzazione del punto vendita e l'impiego di tecnologia che consenta di conoscere meglio il proprio cliente finale. Anticipare la domanda e adattarsi per rispondere al meglio alle nuove esigenze saranno quindi elementi cruciali per il settore alimentare del prossimo futuro, che possono trovare una più concreta e vicina realizzazione tramite l'ascolto dei bisogni dei consumatori e l'innovazione del business model» conclude Puddu.

Ultimo aggiornamento: 26 Febbraio, 15:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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