Mentre Perseverance conquistava un altro primato nel Sistema solare con l'ennesinmo atterraggio statunitense su Marte, negli angoli più remoti dell'Universo una ricerca (a cui hanno partecipato anche ricercatori italiani) ha rivelato una scoiperta sensazionale: ben 25 mila buchi neri supermassicci attivi in galassie lontane.
(L'astrofisico Francesco de Gasperin)
Lo studio del l team internazionale di astronomi, guidato Francesco de Gasperin dell'Università di Amburgo, a cui hanno partecipato ricercatrici e ricercatori dell’Istituto Nazionale di Astrofisica e dell’Università di Bologna, ha prodotto una mappa del cielo grazie all'impiego del radiotelescopio LOFAR (LOw Frequency ARray).
Ora per de Gasperin, ricercatore all’Università di Amburgo e autore principale della pubblicazione, si affaccia la possibilità di far ritorno in Italia dove potrà continuare le sue ricerche presso l’Inaf di Bologna. Un altro "cervello" che ritorna in patria dopo aver conseguito il dottorato di ricerca a Max Planck Institute for Astrophysics di Monaco con la tesi: "L'impatto dei buchi neri supermassicci che emettono radio sul loro ambiente: la vista LOFAR dell'ammasso della Vergine". Durante il master ha anche lavorato per la missione Planck, un satellite progettato per studiare il Cosmic Microwave Background (CMB), la radiazione reliquia del Big Bang.
IL SIGNIFICATO DELLA SCOPERTA
«Questo lavoro apre la strada alla possibilità di osservare l'universo a lunghezze d'onda molto lunghe con un dettaglio mai raggiunto prima -ribatte invece Gianfranco Brunetti, astrofisico dell’INAF a Bologna coinvolto nello studio e coordinatore del consorzio italiano LOFAR-. Nei prossimi due anni abbiamo in programma circa 2000 ore di osservazione per mappare tutto il cielo nord a declinazione maggiore di 20 gradi, producendo qualche centinaio di TeraByte (TB) di dati che saranno analizzati in larga parte in Italia. L'analisi di questi dati potrebbe svelare fenomeni ancora sconosciuti, ad esempio potremmo vedere emissione proveniente da filamenti cosmici che tracciano la distribuzione della materia nell'universo su grande scala».
(L'astrofisico Gianfranco Brunetti)
IL "RADIOTELESCOPIO" LOFAR
Come spiega la nota dell'Inaf, «Lofar è attualmente il più potente radiotelescopio operativo tra 10 e 240 MegaHz, le frequenze più basse provenienti dal cosmo che possono essere captate da strumenti sulla Terra. È costituito da 25 mila antenne distribuite su 52 stazioni sparse in nove stati: Paesi Bassi, Germania, Polonia, Francia, Regno Unito, Svezia, Irlanda, Lettonia e Italia. L’INAF guida un consorzio nazionale, partecipando con il suo personale anche allo sviluppo della nuova generazione di dispositivi elettronici allo stato dell’arte che equipaggeranno il radiotelescopio e al software che regola il funzionamento del telescopio».
(La rete dei radiotelescopi Lofar in Europa)
Approfondimenti: Lo studio è stato accettato per la pubblicazione sulla rivista Astronomy & Astrophyiscs nell’articolo The LOFAR LBA Sky Survey - I. Survey description and preliminary data release di F. de Gasperin, W. L. Williams, P. Best, M. Brüggen, G. Brunetti, V. Cuciti, T. J. Dijkema, M. J. Hardcastle, M. J. Norden, A. Offringa, T. Shimwell, R. van Weeren, D. Bomans, A. Bonafede, A. Botteon, J. R. Callingham, R. Cassano, K. T. Chy˙zy, K. L. Emig, H. Edler, M. Haverkorn, G. Heald, V. Heesen, M. Iacobelli, H. T. Intema, M. Kadler, K. Małek, M. Mevius, G. Miley, B. Mingo, L. K. Morabito, J. Sabater, R. Morganti, E. Orrú, R. Pizzo, I. Prandoni, A. Shulevski, C. Tasse, M. Vaccari, P. Zarka e H. Röttgering
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