Gli ultimi secondi di conversazione tra il comandante Domenico Gatti e il copilota Enzo Fontana sono impressi nella scatola nera del Dc9 I-Tigi in volo da Bologna a Palermo, in ritardo di un paio d’ore, il 27 giugno 1980 alle 20.59. Il “flight data recorder” è stato recuperato a oltre 3mila metri di profondità nel Tirreno, anni dopo quella che i Tg chiamarono “la tragedia di Ustica” e sarebbe stata rinominata “la strage di Ustica”, appena si poté escludere l’ipotesi del cedimento strutturale.
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L’ipotesi ribaltata dalla sentenza definitiva, che la considerò fantasiosa, era che l’obiettivo fosse il colonnello Gheddafi, all’epoca come si sapeva periodicamente in volo per la Svizzera dov’era in cura, in un periodo di contrapposizione tra Parigi e Tripoli. Le richieste dei tracciati radar militari e civili, nazionali e stranieri (in particolare alla portaerei americana “Saratoga” nella rada di Napoli), all’inizio produssero molti dinieghi e risposte evasive, in alcuni casi il sospetto di cancellazioni e censure. Numerosi gli interrogatori agli uomini-radar e le registrazioni delle conversazioni tra i centri di controllo e i piloti in volo. Undici le perizie, con esiti contrastanti, anche se quella che alla fine ha prevalso è firmata da Aurelio Misiti e uno dei più grandi esperti di incidentistica aeronautica, Frank Taylor, che ne faceva parte, escluse missili e sposò la tesi della bomba. Un altro perito americano, Robert Sewell, aveva invece detto a Priore che i colpevoli della “strage” erano due missili, di cui avrebbe rintracciato le “impronte” di alette e pinne sulla carcassa.
IL PILOTA LIBICO MORTO
Un altro mistero riguarda il ritrovamento di un Mig libico il 18 luglio 1980, schiantatosi sui Monti della Sila. Il pilota era un siriano, Ezzedin Koal, e secondo alcuni il corpo era già decomposto: l’incidente poteva essersi verificato la sera di Ustica. Ma anche questa ricostruzione non ha retto alla prova del dibattimento. Nel tempo, a parlare di missile francese è stato Cossiga, in base a rivelazioni dei capi dei servizi italiani in contatto con quelli d’Oltralpe. Ma neanche un potentissimo aereo radar Awacs americano a nord di Grosseto, in grado di monitorare il traffico a distanza, avrebbe “visto” nulla. E nei tracciati le “scie” dei jet sono via via apparse e scomparse, a seconda delle interpretazioni.
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