Il dolore e la disperazione. Paolo Genovese voleva a tutti i costi comunicare con loro, con i genitori di Gaia e Camilla. Voleva incontrarli. Spiegare che il lutto riguarda anche la sua famiglia, condividere l'angoscia che l'ha stravolta. Ma ha compreso quanto la scelta di quei genitori di rinviare l'incontro fosse giusta, opportuna, perché lo strazio ha anche misure diverse. E la sua sofferenza non conosce il tormento che non avrà più tempo. Perché il suo strazio non è paragonabile a quello di chi, in un istante, ha perso tutto. Gaia e Camilla non ci sono più. Pietro è vivo, anche se la sua vita non sarà mai più la stessa. Eppure non è nulla: quel ventenne, che dovrà fare i conti con il peso della responsabilità, non sarà più quello di prima, Ma è vivo. E la vita è tutto. Il regista, che ha scrutato nelle pieghe dell'animo umano, non ce l'ha fatta a rimanere distante, a non dire quanto profondamente si sentisse protagonista del lutto.
Incidente a Corso Francia, il regista Paolo Genovese voleva vedere le famiglie. La replica: rinviamo
Fino a dieci giorni fa, quei genitori, avrebbe potuto incontrarli per caso, condividere con loro ansie e preoccupazioni per il futuro incerto dei figli quasi coetanei. Non è andata così. I destini di quei ragazzi si sono incrociati in una notte di pioggia alla vigilia dell'ultimo Natale.
Ha scelto di scrivere, Paolo Genovese. Subito dopo quell'impatto, che ha stravolto per sempre la vita dei Romagnoli e dei Von Freymann, ma anche quella della sua famiglia. Ha cercato le parole adatte per manifestare il dolore, la disperazione, la comprensione e la pietà. Per dire l'indicibile.
Un documento intimo che i legali delle giovanissime vittime e l'avvocato della difesa hanno deciso di non diffondere. Una scelta precisa, che non ha nulla a che vedere con il caos mediatico. Raccontare la pena e il supplizio che hanno travolto anche la famiglia del giovane Pietro non è stato facile. Genovese ci ha provato. Non ha paragonato tragedie così diverse, perché il dolore ha una sua altezza che merita rispetto. Ha solo tentato di esserci, con i pochi strumenti che gli sono rimasti, le parole quelle che, con coraggio, avrebbe voluto dire guardando negli occhi quei genitori disperati.
La lettera, una pagina e mezzo è stata recapitata alle famiglie di Gaia e Camilla attraverso i legali. L'incontro, prima o poi, ci sarà. Forse in Tribunale, mentre si annuncia una guerra di perizie, perché la realtà e la vita, alla fine, prendono il sopravvento. Pietro, alla guida di quell'auto che non ha frenato, non si dà pace. Eppure suo padre, mentre parla ai genitori di Gaia e Camilla, sa che un futuro è ancora possibile. Loro, invece, quelle sedicenni ingenue, che correvano per tornare presto a casa, non saranno mai donne. Eterne bambine, composte nelle bare bianche dopo quella notte prima dell'ultimo Natale. Genovese, questo, lo sa.
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