Papa Francesco stamattina ha avuto un lungo colloquio con l'ex vescovo di Parigi ricevuto a Santa Marta.
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Nel frattempo però l'immagine pubblica dell'arcivescovo – annoverato tra i conservatori - era stata fatta a pezzi, demolita per mesi e mesi sotto il maglio della stampa liberal, mentre Papa Francesco, senza nemmeno aspettare il verdetto della procura di Parigi, aveva provveduto a sostituirlo immediatamente alla guida della diocesi più importante di Francia, con un altro vescovo certamente più malleabile e con visioni più vicine ai gruppi cattolici ultra progressisti, vicini al mondo Lgbt+. Aupetit lasciando l'incarico, aveva salutato la diocesi con parole affabili anche se si era tolto qualche sassolino facendo intendere che alla base delle sue vicende c'erano delle «reti che ce l'avevano con me – disse - e poi hanno agito, anche se non ho prove di ciò. Ho solo pregato Dio di non instillare amarezza nel mio cuore e ho pregato per coloro che vogliono farmi male».
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Dopo la cacciata dalla diocesi di Parigi, Aupetit si è dedicato totalmente ad una associazione di poveri e disabili che seguiva da decenni, preferendo utilizzare il suo tempo a servizio degli ultimi, lontano dalle luci della ribalta, del potere e della curia romana. A chi lo ha incontrato avrebbe manifestato l'intenzione di non chiedere alcuna reintegrazione, né altri incarichi diocesani.
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Ai giornalisti che a suo tempo avevano chiesto a Francesco perchè avesse rimosso Aupetit dalla diocesi, era stato riposto di andare a fare delle indagini. Mentre tornava da un viaggio, sull'aereo, Francesco aveva sottolineato «che era stato condannato dall'opinione pubblica. Cosa ha fatto non sappiamo, qualcosa. Se voi sapete perche ditelo. Al contrario io non posso rispondere. Per questo ho accettato le dimissioni di Aupetit non sull'altare della verità, ma sull'altare della ipocrisia».