Lodo Mondadori, Fininvest condannata
Marina Berlusconi: non daremo un euro

Sabato 9 Luglio 2011
Marina Berlusconi
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ROMA - I giudici della Corte d'Appello di Milano hanno condannato Fininvest a risarcire Cir per la vicenda del Lodo Mondadori per 540 milioni circa di euro alla data della sentenza di primo grado dell'ottobre 2009, più gli interessi e le spese decorsi da quel giorno. La cifra, quindi, arriverebbe intorno ai 560 milioni di euro. La sentenza d'appello è immediatamente esecutiva.



In primo grado, il 3 ottobre 2009, il giudice del Tribunale di Milano, Raimondo Mesiano, aveva condannato Fininvest a versare a Cir un risarcimento di 750 milioni di euro per «danno patrimoniale da perdita di chance di un giudizio imparziale». Oggi i giudici di appello hanno riformato il verdetto di primo grado facendo uno "sconto" di 190 milioni di euro.



I giudici confermano: ci fu corruzione.
I giudici della seconda sezione civile della Corte d'Appello di Milano nel motivare la sentenza che condanna Finivest a risarcire Cir per 560 milioni, hanno confermato che vi fu la corruzione in atti giudiziari del giudice Vittorio Metta. Inoltre la Corte ha ritenuto esserci la prova del condizionamento da parte di Metta degli altri due giudici della Corte d'Appello di Roma che il 24 gennaio 1991 annullarono il lodo arbitrale che aveva dato ragione a Cir. Infine i giudici civili di secondo grado hanno in sostanza stabilito che in una condizione di normalità la sentenza della corte d'Appello di Roma del '91 avrebbe dovuto confermare il lodo arbitrale favorevole a Cir.



«Berlusconi corresponsabile della corruzione». «E' da ritenere ... ai soli fini civilistici del presente giudizio, che Silvio Berlusconi sia corresponsabile della vicenda corruttiva per cui si procede - scrivono i giudici, condividendo il giudizio di primo grado - Corresponsabilità che, come logica conseguenza, comporta, per il principio della responsabilità civile delle società di capitali per il fatto illecito del loro legale rappresentante o amministratore commesso nell'attività gestoria della società medesima, la responsabilità della stessa Fininvest».



«Fuori dall'ordine naturale delle cose che Berlusconi non sapesse del bonifico di tre miliardi». I giudici nell'analizzare la posizione di Berlusconi, che all'epoca della "guerra di Segrate" era presidente del cda di Fininvest fino al gennaio del '94 e quindi legale rappresentante della società, hanno ricordato che venne prosciolto per prescrizione dalla Corte d'Appello penale di Milano il 26 giugno 2001: con l'allora concessione delle attenuanti generiche il reato di corruzione in atti giudiziari contestato venne modificato in corruzione semplice. Il ricorso in Cassazione per ottenere il proscioglimento pieno di Berlusconi venne rigettato. Per la Corte d'Appello civile, che condivide il ragionamento del giudice di primo grado, «non è emersa in sede penale l'evidente innocenza dell'imputato». Inoltre, ha sostenuto che «sarebbe assolutamente fuori dell'ordine naturale degli accadimenti umani che un bonifico di circa 3 miliardi di lire (provenienti dai conti esteri Fininvest, versati il 14 febbraio '91 in svizzera a Previti, e di cui almeno 400 milioni finirono a Metta, ndr) sia disposto ed eseguito, per le dimostrate finalità corruttive, senza che il dominus della società, dai cui conti il bonifico proviene, ne sia a conoscenza e lo accetti. Pertanto à da ritenere (...) ai soli fini civilistici del presente giudizio, che Silvio Berlusconi sia corresponsabile della vicenda corruttiva per cui si procede». Inoltre, rispondendo ai motivi di appello della holding del Biscione, i giudici civili hanno osservato: «Anche se si volesse accedere alla considerazione dell'appellante per cui la somma di tre miliardi di lire non fosse così eccezionale nel bilancio di Fininvest al punto di ritenere che l'organo di vertice ne fosse necessariamente a conoscenza, rimane il fatto che la somma era per l'epoca certamente importante; a ciò si deve comunque aggiungere che essa fu versata per una causale tutt'altro che irrilevante, essendo finalizzata, mediante la corruzione di un magistrato, alla 'miglior spartizionè della Mondadori (...): tali considerazioni escludono che l'organo di vertice di Fininvest non fosse a conoscenza della dazione e delle sue finalità».



«Il calcolo del danno esclude una perdita di chance». Dalla sentenza si evince che il nesso causale diretto tra la corruzione del giudice Vittorio Metta e l'esito della sentenza definita «ingiusta» della Corte d'appello di Roma del gennaio 1991 comporta che tutti i danni accertati vengano risarciti a Cir senza alcuna riduzione in nome di una perdita di chance. La Corte, col provvedimento di stamane, ha in sostanza corretto la decisione del giudice di primo grado che aveva quantificato il danno calcolando una perdita di chance pari all'80% e un danno diretto pari al 20%.



Ghedini: ora la Cassazione annullerà la sentenza.
«La Corte d'Appello di Milano - commenta l'avvocato Niccolò Ghedini, avvocato del premier - ha emesso una sentenza contro ogni logica processuale e fattuale, addirittura ampiamente al di là delle stesse risultanze contabili che erano già di per se erronee in eccesso, e addirittura superiore al valore reale della quota Mondadori posseduta da Fininvest. Ora la Cassazione non potrà che annullare la sentenza». Secondo Ghedini la sentenza «è la riprova, se ve ne fosse stato bisogno, che a Milano è impossibile, quando vi è anche indirettamente coinvolto il presidente Berlusconi, celebrare un processo che veda la applicazione delle regole del diritto. E se la Corte d'Appello non sospenderà l'esecutività della sentenza tale prova sarà ancora più evidente. Comunque la Corte di Cassazione non potrà che annullare questa incredibile sentenza».



Marina Berlusconi: un'aggressione a mio padre. Quella sul Lodo Mondadori «è una sentenza che sgomenta e lascia senza parole - commenta a caldo Marina Berlusconi, presidente della Fininvest - Rappresenta l'ennesimo scandaloso episodio di una forsennata aggressione che viene portata avanti da anni contro mio padre, con tutti i mezzi e su tutti i fronti, compreso quello imprenditoriale ed economico».



«Neppure un euro è dovuto da parte nostra, siamo di fronte ad un esproprio che non trova alcun fondamento nella realtà dei fatti né nelle regole del diritto - dice Marina Berlusconi - E' una sentenza che sgomenta e lascia senza parole. La Fininvest, che ha sempre operato nella più assoluta correttezza, viene colpita in modo inaudito, strumentale e totalmente ingiusto. E il parzialissimo ridimensionamento della sanzione rispetto al giudizio di primo grado nulla naturalmente toglie alla incredibile gravità del verdetto. Ma questa è una sentenza che suona anche come un'amara sconfitta per la giustizia, per quanti continuano a credere che esista, che debba esistere, una giustizia imparziale e giusta. E' una sentenza che rappresenta l'ennesimo scandaloso episodio di una forsennata aggressione che viene portata avanti da anni contro mio padre, con tutti i mezzi e su tutti i fronti, compreso quello imprenditoriale ed economico. E' indiscutibile che questo attacco abbia come principali protagonisti una parte della magistratura (e della magistratura milanese in particolare) e il gruppo editoriale che fa capo a Carlo De Benedetti. E adesso, con un verdetto che nega l'evidenza emesso dalla magistratura milanese, la Fininvest viene condannata a versare una somma spropositata proprio al gruppo De Benedetti. Una somma addirittura doppia rispetto al valore della nostra partecipazione in Mondadori. Neppure un euro è dovuto da parte nostra, siamo di fronte ad un esproprio che non trova alcun fondamento nella realtà dei fatti nè nelle regole del diritto Anche di fronte ad un quadro così paradossale e inquietante, non ci lasciamo però intimorire. Già in queste ore i nostri legali cominceranno a studiare il ricorso in Cassazione. Siamo certi di essere assolutamente nel giusto, dobbiamo credere che le nostre ragioni verranno alla fine riconosciute. Verità e giustizia non potranno continuare ad essere calpestate e piegate a logiche inaccettabili e indegne di un Paese civile».



Cicchitto: attacco al premier, mai sentenza più annunciata. «Mai sentenza è stata piu annunciata di questa - dice Fabrizio CIcchitto, presidente dei deputati Pdl - Essa rientra nell'attacco concentrico che è in atto da tempo, fin dal 1994 contro Berlusconi perché ha osato scendere in campo in politica sconvolgendo l'operazione che era stata attentamente preparata, quella della piena presa del potere del partito post comunista, di alcuni grandi gruppi finanziari-editoriali tra cui in prima fila la CIR, di alcune procure e della Cgil. Si dice solitamente che il centrodestra è segnato da un conflitto di interessi. Il minimo che si può dire rispetto alla realtà è che il centrosinistra, al di là dei formali rapporti proprietari, è caratterizzato da due conflitti di interesse reali acutissimi; quelli costituiti dal rapporto ombelicale fra il Pd e De Benedetti e quelli del rapporto storico fra prima il pci -poi pds adesso pd con la lega delle cooperative, l'Unipol e compagnia cantando».



Verdini: l'azienda vale meno di 500 milioni. «Fare il conto è semplicissimo - commenta il coordinatore del Pdl, Denis Verdini - Basta leggere Il Sole 24 ore e fare un calcolo della valorizzazione attuale di Mondadori. E ci si renderà conto che l'azienda ha un valore attuale inferiore ai 500 milioni. Ditemi se una sentenza come questa non è accanimento... Se si dovesse poi parlare di questione etica cosa si dovrebbe dire del Pci che di danni in questi anni ne ha fatti abbastanza?».



Pd: eversive le affermazioni della famiglia Berlusconi. «Era scontata la discesa in campo, con toni isterici, degli esponenti del Pdl a difesa dell'azienda del loro capo,anche se non è affatto giustificata perchè le sentenze si rispettano - dice Ettore Rosato, esponente dell'Ufficio di presidenza del Gruppo del Pd alla Camera - Preoccupano molto, invece, le dichiarazioni della stessa famiglia Berlusconi che sfiorano l'eversione e si pongono pericolosamente fuori dalla legalità».



Rosy Bindi: è ora che l'Italia si liberi da questo governo. «È una sentenza che come tutte le sentenze esecutive deve essere rispettata - commenta la presidente del Pd, Rosy Bindi - Ho visto che faranno ricorso in Cassazione. Auguri, intanto dovranno comportarsi come tutti i normali cittadini. E da questa sentenza abbiamo capito chiaramente che quella norma messa in Finanziaria non era per tutti gli italiani, ma era per un italiano, guarda caso sempre lo stesso. E' l'ora che l'Italia sia liberata da questa maggioranza, da questo presidente del Consiglio, da questo governo».



Idv: dal Pdl una canea eversiva, gravi attacchi ai giudici. «Ancora una volta ci troviamo di fronte alla canea eversiva di esponenti del Pdl che attaccano i giudici per tutelare indegnamente l'impunità di Silvio Berlusconi - dice il portavoce dell'Idv, Leoluca Orlando - Per questo siamo certi che il Csm interverrà a garanzia dell'indipendenza e dell'autonomia dell'ordine giudiziario. Questi attacchi sono gravi e inaccettabili e confermano la pericolosità di un regime che è ormai in palese disfacimento».



Di Pietro: le sentenze si rispettano, Berlusconi non la butti in politica. «Le sentenze si rispettano e i danni si risarciscono - dice il leader Idv, Antonio Di Pietro - E se è vero, com'è vero, che Berlusconi è stato condannato in appello per danni causati a un altro gruppo imprenditoriale, significa che lui ci ha guadagnato illecitamente e l'altro ci ha rimesso. È inutile che Berlusconi e i suoi tentino di buttarla in politica, qui siamo solo di fronte a comportamenti truffaldini gravissimi».
Ultimo aggiornamento: 1 Agosto, 18:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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