Francesco Pio Valda, i messaggi della vergogna per l'assassino di Napoli: «Fratello, ora sei famoso»

La solidarietà in stile mafioso al giovane accusato di aver ucciso Francesco Maimone

Giovedì 23 Marzo 2023 di Cristiana Mangani
Francesco Pio Valda, i messaggi della vergogna per l'assassino di Napoli: «Fratello, ora sei famoso»

Nei giorni in cui si cercava l’assassino del giovane Francesco Pio Maimone, lui scriveva su TikTok: «Mi dissero non puoi affrontare la tempesta, gli risposi sono io la tempesta». E ora, dopo l’arresto per aver ucciso un ragazzo per una macchia su una scarpa firmata, Francesco Pio Valda, stesso nome della vittima, fino a un mese fa in comunità per traffico di droga, diventa “un simbolo” per i camorristi in erba che inneggiano all’amico e all’esperienza che farà in carcere.

I messaggi rimbalzano da un social a un altro. «Vita semb testa alta sim semb chiù Fort a gallera», scrive uno di loro. «Fratello, ora sei famoso», vanta un altro. «Se va male è esperienza, a presto», lo incita tale Luca, seguendo un rituale già visto più volte nei quartieri di Napoli, dove c’è chi sostiene i criminali perché complice, ma anche chi lo fa perché costretto dalla paura e dalla necessità.

«Quello che è successo è successo tu sei mio fratello di sangue il sangue del mio sangue io ti difenderò e starò sempre accanto a te per sempre anche da lontano tutto si saprà ti amo», è un pensiero pubblicato a caratteri cubitali. «Vita my mi hai distrutto», qualcuno si strugge.

E c’è chi ribadisce la vicinanza sottolineando: «Solo la morte ci separa le catene ci rinforzano».

IL PROFILO DEDICATO
È una vetrina importante, quella dei social, per le bande criminali. Si mostrano senza timore, spesso usando pseudonimi e nomi falsi. E la famiglia di Barra, quella dove omicidi, carcere e rapine, hanno caratterizzato le esistenze di ogni componente, ha persino un profilo dedicato su TikTok. Nome trump_6.20 Famiglia Valda, con le bandiere della Spagna. È stato creato tempo fa e vengono “celebrati” gli esponenti del clan di Barra di cui fa parte Francesco Pio. Sono oltre 400 i followers e i video dove compare il padre (ucciso nel 2013), il fratello Luigi (con le manette), e lo stesso Francesco Pio, ripreso durante i precedenti arresti, ricevono commenti di solidarietà e vicinanza. Nell’account Instagram del presunto killer figurano due numeri, 6 e 20, e corrispondono alle cifre F e V che stanno per Famiglia Valda, una sorta di dichiarazione di appartenenza, ostentata come segno distintivo e nel linguaggio della camorra sui social. In alcune foto, Francesco Pio si mostra accanto a un quadro che raffigura Al Pacino in “Scarface”, il narcos del  film di Brian De Palma. Su Facebook, invece, tra una immagine e l’altra, mostra i vestiti costosi, conta poco che siano originali o contraffatti. Mentre il momento dell’arresto è diventato anche quello social, perché il video è finito immediatamente su TikTok.

I messaggi di solidarietà e di sostegno hanno scatenato la reazione del deputato di Alleanza verdi e sinistra, Francesco Emilio Borrelli che, sin dall’inizio, ha denunciato il metodo camorrista nell’esecuzione del delitto. «Ci hanno segnalato - ha scritto - che sui social la madre dell’assassino abbia mostrato solidarietà al figlio, dicendo che la sua vita sarebbe distrutta, senza mostrare neanche compassione per la famiglia della vittima. Questa è la mentalità di questa gente che non dovrebbe avere la possibilità di crescere dei figli il cui destino è quasi sempre segnato».

Ma a scorrere tra i post lasciati nei profili dell’indagato non c’è solo solidarietà. In tanti gli augurano l’ergastolo e lo definiscono mostro. E poi c’è un messaggio che si ripete in maniera insistente: «Tempo al tempo». Dieci, venti, cinquanta volte. Un po’ ovunque, in ogni pagine. Come a dire: «Non finisce qui».

LE ACCUSE 
Nel frattempo, Francesco Valda resta in carcere con l’accusa di omicidio volontario, aggravato dalle modalità mafiose. Il gip di Napoli Maria Luisa Miranda ha convalidato il fermo che la Squadra Mobile di Napoli ha notificato al 19enne martedì scorso e ha emesso nei suoi confronti la misura cautelare del carcere. Inoltre ha ritenuto sussistente l’aggravante mafiosa. Davanti al giudice, il sospettato si è avvalso della facoltà di non rispondere. «Il mio assistito, - ha dichiarato l’avvocato Antonio Iavarone - non ha reso alcuna dichiarazione spontanea. Restiamo in attesa del provvedimento da parte del gip nel rispetto del lavoro della procura e degli inquirenti».

«Ci sono state testimonianze determinanti, ma c’è stata anche molta omertà - ha sottolineato il capo della Squadra mobile, Alfredo Fabbrocini -. A collaborare con la Polizia sono state alcune persone presenti, alcuni amici della vittima e anche qualche amico del presunto omicida». Secondo quanto emerso dalle indagini, il presunto autore dell’omicidio avrebbe sparato - prima qualche colpo in aria e poi sulla folla - mentre si stava allontanando dal chioschetto dove è scoppiata la lite, quando ormai era nei pressi di un altro chalet vicino.
 

Ultimo aggiornamento: 22:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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