Catasto, dai vani ai metri quadri della casa: ecco come cambierà il catasto

Giovedì 30 Gennaio 2014 di Michele Di Branco
Catasto, dai vani ai metri quadri della casa: ecco come cambierà il catasto
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Disco verde in Senato per la delega fiscale. La commissione finanze ha dato l’ok ai relatori di riferire favorevolmente in aula sul Ddl. Il testo, che sar esaminato a Palazzo Madama da oggi, prevede la riforma del catasto, il riordino delle detrazioni, strumenti per rafforzare la lotta all'evasione e un fondo per l’ippica e contro la ludopatia.



Il piatto forte del provvedimento è ovviamente la rivoluzione del catasto. Per dare un’idea della portata della riforma (che sarà pienamente operativa non prima di 4-5 anni), basti ricordare che il sistema italiano è regolato da norme che risalgono addirittura al 1939. L’asse portante dell’operazione è fondato sull’abbandono dei meccanismi attraverso i quali si calcola il valore del patrimonio immobiliare italiano. Vale a dire un parco di 63 milioni di unità. Ancora oggi, partendo dalle caratteristiche di un immobile, quest’ultimo viene incasellato in una determinata categoria e classe catastale. La tariffa d’estimo, connessa a questi due elementi, si moltiplica per il numero dei vani. Ebbene con la riforma il territorio verrà diviso in “microzone” e gli attuali vani (le stanze dell’immobile) saranno sostituiti dai metri quadrati. Il valore dei fabbricati sarà collegato a quello di mercato, con riferimento alle quotazioni dei 3 anni precedenti rispetto all’entrata in vigore del decreto di riforma. Sarà poi un algoritmo a mettere insieme i livelli di mercato con le caratteristiche del singolo edificio (le scale, l'anno di costruzione, il piano, l'esposizione, il riscontro d'aria, l'affaccio, la presenza o meno dell’ascensore, il riscaldamento centrale o autonomo, lo stato di manutenzione) per ottenere il valore finale. È probabile che venga utilizzata l’attuale banca dati immobiliare dell’Agenzia del Territorio, articolata in microzone (Omi). La nuova rendita catastale partirà dai valori locativi annui espressi al metro quadrato, ai quali si applicherà una riduzione derivante dalle spese: manutenzione straordinaria, amministrazione, assicurazioni e adeguamenti tecnici. Queste spese, mediamente, oscillano in una forbice compresa tra il 47 e 52%. Il valore annuo al metro quadro verrà moltiplicato per la superficie e il risultato sarà la nuova rendita catastale.



LE TUTELE

Il testo di riforma prevede anche difese in base alle quali i contribuenti potranno richiedere, in autotutela, la rettifica delle nuove rendite con obbligo di risposta entro 60 giorni. Il principio ispiratore della riforma è l’invarianza di gettito: così all’incremento dei valori dovrebbe corrispondere una modifica in senso opposto di aliquote e detrazioni. Infatti, per evitare che la revisione delle rendite catastali causi un aggravio del carico fiscale, è prevista la contestuale correzione delle aliquote impositive e delle eventuali deduzioni, detrazioni o franchigie, con particolare riferimento alla Tasi, alle imposte sui trasferimenti e all’Imu tenendo conto, in quest’ultimo caso, delle condizioni socio-economiche, dell’ampiezza e composizione del nucleo familiare, così come indicate nell’Isee.



Durante lunga fase transitoria prima che la riforma diventi pienamente operativa, la legge affida all’Agenzia delle Entrate il compito di fissare valori e rendite che serviranno da base per il prelievo fiscale in attesa del nuovo catasto. Elemento, quest’ultimo, che apre un problema con quei Comuni che, sulla base di una legge del 2004, hanno riclassato le microzone del proprio territorio in base ai reali valori di mercato. Ben 16 comuni, tra i quali Milano, Casale Monferrato, Perugia, Bari e Lecce, lo hanno fatto. E a Roma, pochi mesi fa, l’operazione ha prodotto forti aumenti del prelievo (123 milioni di reddito catastale in più) a carico di 175 mila proprietari: resta da capire come questi valori appena attribuiti si combineranno con quelli della riforma.
Ultimo aggiornamento: 31 Gennaio, 17:35

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