«Ora basta con le correnti».
Perché oltre alle componenti ormai rodate che hanno guidato il partito negli ultimi anni, dentro il Pd nelle ultime settimane le carte si sono rimescolate. Così come gli equilibri interni. Ed ecco che, mentre si definiscono gli assetti delle nuova segreteria (che dovrebbe essere varata il mercoledì prossimo), sono in molti a sgomitare per ottenere un posto al sole.
Le nuove componenti
In prima fila, ad esempio, ci sono gli ex transfughi di Articolo Uno (da Roberto Speranza ad Arturo Scotto). Che, rientrati ufficialmente nel Pd, hanno annunciato la trasformazione dell'ex partito benedetto da Pier Luigi Bersani e Massimo D'Alema in «associazione». Leggasi "corrente", secondo molti osservatori. Non è l'unica nuova componente interna ad aver preso forza in questi giorni. Perché dopo la vittoria di Schlein, anche la nuova segretaria sarebbe ormai di fatto a capo di una sua formazione (il nome, in questo caso, ancora non c'è: "schleiniani" pare troppo difficile da pronunciare). Dentro chi, come Chiara Braga, proviene da altre esperienze (AreaDem di Franceschini), ma è ormai pronto ad affrancarsi dai vecchi mentori.
E poi ecco spuntare i "neo ulivisti": ex sostenitori di Stefano Bonaccini al congresso, ma non disposti ad andare a tutti i costi alla guerra con la vincitrice. Tanto che sabato scorso hanno "disertato" la riunione convocata proprio da Bonaccini per stabilire una linea comune. Sono almeno una ventina: la vicepresidente della Camera Anna Ascani, e poi il lettiano Marco Meloni, Mauro Berruto, Enrico Borghi, Antonio Nicita.
Le correnti storiche
Componenti che vanno ad aggiungersi a quelle che negli ultimi anni hanno governato il Pd. E che ora, seppur preda di rimescolamenti, reclamano ognuna il proprio spazio. AreaDem di Franceschini, Piazza Grande di Nicola Zingaretti, e poi la sinistra di Andrea Orlando e Peppe Provenzano, per citare quelle schierate con Schlein alle primarie. Dalla parte di Bonaccini, invece, i Giovani turchi di Matteo Orfini, il cosiddetto "partito dei sindaci" (da Dario nardella a Beppe Sala) e poi Base Riformista, la corrente degli esponenti un tempo vicini a Matteo Renzi capeeggiata da Lorenzo Guerini. Quanto peso avrà ogni specifica componente, è tutto da vedere. Quel che sembra certo fin d'ora, però, è che le correnti siano ben lontane dall'essere ridimensionate.
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