Meloni, i paletti alla Ue: «Il Mes? Prima si cambi il Patto di stabilità»

Il premier: «Non mi convince la proposta di revisione delle regole»

Sabato 10 Giugno 2023 di Andrea Bulleri
Meloni, i paletti alla Ue: «Il Mes? Prima si cambi il Patto di stabilità»

«Ottimista» sulla terza rata del Pnrr. E soprattutto «non convinta» dalla riforma del Patto di Stabilità proposta dalla Commissione europea, di cui bisogna discutere prima di affrontare il capitolo Mes, perché «sarebbe stupido ratificare il Fondo salva-Stati se non sai prima cosa prevede il nuovo Patto». Nonostante la calura già estiva di Manduria, in Salento, Giorgia Meloni appare quasi rilassata, mentre risponde alle domande di Bruno Vespa.

La premier è la prima ospite del Forum in Masseria organizzato dal conduttore Rai, che fino a domenica ha spostato la sua “terza Camera dello Stato” nel giardino della sua Masseria Li Reni, tra gli oliveti della campagna tarantina. E Meloni, che in Puglia è arrivata giovedì sera, approfitta delle domande per fare il punto sulle cose fatte e quelle ancora da fare. A cominciare dalla riforma costituzionale, una «sfida di modernizzazione per l’Italia». Ma anche per tirare bordate all’opposizione, che l’accusa di autoritarismo: «Voglio rassicurare la segretaria del Pd Elly Schlein: il centrodestra è da sempre la coalizione che difende la libertà. Poi – graffia la premier – se il nuovo corso del Pd è proseguire sulla strada che li ha portati dritti alla sconfitta, non sono nessuno per dir loro di cambiare strategia...». Parole a cui replica la leader dem: «Meloni si preoccupi del Paese prima che ci porti a sbattere, invece di pensare a me». 

LA POSIZIONE
Il piatto forte della giornata a Manduria, però – ancor più delle tagliatelle di seppia con salsa di zucchine alla scapece e della “cornucopia di orata” che lo chef stellato Paolo Gramaglia aveva preparato per accogliere il capo del governo – è un altro: il messaggio che Meloni recapita a Bruxelles sulla riforma del Patto di Stabilità e crescita. Avviso che suona come un altolà: «Non sono convinta sulla proposta della Commissione», spiega Meloni. Il motivo? Per il governo italiano, bisogna «scomputare» dal calcolo del rapporto deficit/Pil le spese sostenute per gli investimenti su Pnrr e transizione ecologica. «Se spingi gli Stati membri a investire su alcune priorità strategiche – osserva la premier – poi quegli investimenti devi riconoscerli nelle regole sulla governance». Insomma, per Roma la linea non cambia. 

Così come non cambia la posizione sul Mes, il Meccanismo europeo di stabilità che l’Italia, unico tra i Paesi europei, non ha ancora ratificato. Scelta che Meloni rivendica, perché «non ha senso ratificare la sua riforma se non sai cose prevede il nuovo Patto di Stabilità». E sarebbe «stupido», aggiunge, farlo ora, senza prima discutere del merito della riforma. «Quando mi si dirà quale è il quadro – aggiunge – dirò cosa penso del Fondo salva-Stati». Del resto la premier conferma di non avere molta fiducia in quello strumento: «Non ho cambiato idea sul Mes», mette in chiaro. E «se anche l’Italia ratificasse quell’accordo – si domanda –, siamo sicuri che verrebbe richiesto da qualcuno? Da noi sicuramente no, almeno finché io sarò al governo». Perché «il Mes – afferma la premier – è uno stigma, uno strumento che rischia di tenere bloccate delle risorse che invece andrebbero liberate». 

Per quanto riguarda il Pnrr, invece, Meloni rassicura: «Riusciremo a ottenere la terza rata (da 19 miliardi, ndr), sono assolutamente ottimista». Sul Piano di ripresa e resilienza «stiamo facendo un lavoro molto lungo e preciso con la Commissione – spiega – Lavoriamo per inserire, entro il 31 agosto, alcuni capitoli del RepowerEu». 

L’intervista con Vespa dura poco meno di un’ora. E il pubblico, tra cui manager delle aziende sponsor del Forum, applaude a più riprese. Meloni – che prima del colloquio si concede una colazione a bordo piscina con la famiglia, ospite di una suite della masseria – affronta anche i dossier più spinosi. Come il capitolo migranti. «In Europa c’è stato un cambio di priorità: fino a ieri il dibattito era su come gestire i movimenti secondari, ma così scarichiamo il problema uno sull’altro senza risolverlo. Ora – rivendica Meloni – questa visione è condivisa anche dai Paesi più scettici». Poi il nodo delle riforme, con due obiettivi: «Elezione diretta del premier» e «stabilità dei governi». E «se l’opposizione dice di no a tutto, chiederemo agli italiani col referendum». 

LA STOCCATA
All’opposizione la premier riserva un’ulteriore stoccata: «Le accuse di autoritarismo ci arrivano da chi ha impedito al ministro Roccella di parlare al Salone del libro. Se la segretaria del Pd non distingue il dissenso dalla censura, allora sì che abbiamo un problema di autoritarismo». Infine il sostegno all’Ucraina, che con il quale «difendiamo anche noi stessi: se la Russia vincesse, non avremmo la pace, ma la guerra più vicina a casa nostra». È anche da qui, per Meloni, che si riconosce l’affidabilità del Paese. «L’Italia – afferma la premier – non è l’Italia spaghetti e mandolino che a volte qualcuno ha provato a raccontare. Io voglio governare un’Italia che cammina a testa alta nella storia, che è credibile, affidabile e seria e per questo è in grado di difendere i suoi interessi nazionali». Poi giusto il tempo per qualche selfie, prima di tornare di gran carriera a Roma. «Ma tanto in Puglia tornerò presto: voglio portare qui il G7», rivela. «E far fare ai leader mondiali i nodini di mozzarella e le orecchiette a mano. Anzi, quelle no – scherza – perché non ci sono mai riuscita...». 
 

Ultimo aggiornamento: 12 Giugno, 15:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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