Migranti, il piano del governo: irregolari trasferiti in Tunisia e Senegal. Si tratta con i Paesi di transito

Meloni annuncia il consenso Ue a un pacchetto di aiuti per Tunisi

Sabato 10 Giugno 2023 di Cristiana Mangani
Migranti, il piano del governo: irregolari trasferiti in Tunisia e Senegal. Si tratta con i Paesi di transito

L’intesa trovata in extremis a Lussemburgo rappresenta la base per il negoziato con il Parlamento Ue che dovrà approvare il Patto su immigrazione e asilo, da anni incagliato tra le posizioni del Nord Europa, quelle dei Paesi di primo approdo come l’Italia e i veti di Ungheria e Polonia, unici ad essere rimasti contrari all’accordo raggiunto a tarda sera. L’Italia, rappresentata dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ha giocato un ruolo determinante durante il Consiglio e ha portato a casa un risultato definito “storico”, quantomeno per essere riuscita a fare inserire quella clausola secondo la quale i migranti potranno essere rimpatriati anche in una nazione di transito, se ritenuta un Paese sicuro, dando ai governi stessi anche una certa discrezionalità nello stabilire se quel Paese è sicuro o meno.

Questo significa che un migrante africano che dovesse entrare in Italia attraverso la Tunisia, potrebbe essere rispedito nel luogo di partenza e non nella nazione di origine, naturalmente se la Tunisia lo accetterà. 

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LA MISSIONE

Non è un caso che, ormai da mesi, il governo italiano stia lavorando per far ottenere importanti finanziamenti Ue e del Fondo monetario internazionale proprio al paese nordafricano. Domani la premier Giorgia Meloni si recherà a Tunisi insieme con la presidente della Commissione europea von der Leyen e il primo ministro olandese Rutte. «Sto lavorando quotidianamente - ha confermato la presidente del Consiglio al forum “L’Italia che verrà” - e domani saremo lì. Ci sono già stata martedì, ed è grazie al lavoro molto prezioso che l’Italia ha fatto che si dovrebbe concretizzare il primo pacchetto di aiuti della Commissione che è anche propedeutico a favorire l’accordo con il Fmi. A Tunisia e Fmi chiedo un approccio il più possibile pragmatico e non ideologico e mi pare che su questo si stiano facendo passi in avanti». 

Allora, sebbene la lista dei paesi terzi sicuri dove rimpatriare i migranti non sia stata ancora stilata dal Viminale, di certo tra questi ci sarà la Tunisia. E ottenere l’approvazione di questo punto non è stato un lavoro facile. La Germania si è battuta proprio contro i rimpatri nelle nazioni di transito, temendo forse che si potesse arrivare a patti come quelli stipulati dal Regno Unito con il Ruanda, a cui Londra vuole affidare in cambio di soldi una parte degli oneri di accoglienza. Così come l’Europa sta facendo da anni con la Turchia, che ospita i rifugiati siriani. Oltre alla Tunisia, poi, la lista dei paesi sicuri potrebbe comprendere il Senegal, la Costa D’Avorio, la Mauritania.

IL FONDO UE

Quelli che non accetteranno i ricollocamenti dovranno pagare 20mila euro per ogni migrante non accolto ma, sempre su pressione di Roma, è stato deciso che i soldi non andranno più direttamente alla nazione che ha in carico la persona da ricollocare, bensì a uno specifico fondo Ue, sul cui funzionamento non ci sono ancora dettagli. L’Italia vorrebbe che venisse usato per favorire gli accordi con i Paesi terzi. Resta in piedi l’impianto del nuovo Patto sull’Asilo e la migrazione che si baserà sulla «solidarietà obbligatoria ma flessibile». Questo significa che ogni anno 30mila richiedenti asilo verranno ricollocati dallo Stato in cui sono entrati a un altro del blocco. E se il destinatario non li vorrà accettare potrà scegliere se pagare il contributo economico o se vorrà fornire un sostegno logistico: elicotteri per la sorveglianza delle frontiere o droni, attrezzature.

Fin qui le cose positive. C’è, però, il risvolto della medaglia, perché essendo l’Italia un Paese di primo ingresso ci sarà l’obbligo di essere molto più rigorosi nell’identificazione delle persone che entrano in Europa in maniera irregolare. I controlli dovranno avvenire entro 24 ore dall’ingresso, per evitare che i migranti vadano verso altre nazioni. I governi saranno tenuti poi ad attuare una procedura di esame accelerata in centri situati alle frontiere, per le domande di asilo che hanno meno possibilità di ottenere il via libera, quelle dei migranti provenienti dai Paesi che hanno sotto il 20% di accoglimento delle richieste.

Ultimo aggiornamento: 08:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA