Meloni torna sulla sentenza di Catania: «Mi preoccupa la difesa corporativa dei magistrati». E sui migranti: «Cambiare approccio con l'Africa»

Essere in disaccordo non vuol dire attaccare la categoria, ha spiegato la premier

Mercoledì 4 Ottobre 2023
Meloni torna sulla sentenza di Catania sui migranti: «Mi preoccupa la difesa corporativa dei magistrati»

Ancora tensione tra il governo e i magistrati. La premier Giorgia Meloni è tornata a parlare della sentenza di Catania.

Sulle «motivazioni di quella sentenza, che si occupa di un migrante, fra l'altro già destinatario di un provvedimento di espulsione, con tesi francamente incomprensibili, tipo le caratteristiche fisiche del migrante adatte ai cercatori d'oro in Tunisia, io non sono d'accordo. La difesa corporativa che vedo dall'altra parte piuttosto mi preoccupa, perché come un magistrato è libero di dire che un provvedimento del governo è illegittimo, il governo può dire che non è d'accordo senza che questo voglia dire attaccare una categoria», ha detto Meloni, a Sky Tg24 nell'ambito delle celebrazioni "Sky 20 anni".

Meloni: «Presto piano Mattei, cambiare approccio con l'Africa»

Sul Piano Mattei «siamo in dirittura d’arrivo con le norme che ci consentono la governance, faremo una bozza del piano, la condivideremo con i Paesi africani e la porteremo in Parlamento», ha detto la presidente del Consiglio. Secondo la premier «quando si lavora con queste nazioni si deve fare con rispetto, da pari a pari e con un approccio di partenariato strategico» e «il punto e se siamo in grado di avviare con questi Paesi una cooperazione a 360 gradi, seria, fatta di investimenti e di crescita della quale beneficiano tutte le nazioni. Quello che non si capisce abbastanza, e che cerchiamo di porre anche con il Piano Mattei, e che l’Africa è un continente potenzialmente ricchissimo, che detiene il 60% delle materie prime strategiche e una percentuale altissima di terreni coltivabili non coltivati. Potrebbe agevolmente vivere bene delle risorse che ha. Il punto è approccio che si ha. Credo che la grande sfida europea sia quella di portare risorse, investimenti, strategie e intelligenza per consentire all’Africa di vivere di cio che ha».

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Saied, la questione tunisina

«Penso che il presidente Saied, sicuramente con un tono assertivo, si rivolgesse alla sua opinione pubblica. Dopodiché non dice niente di molto diverso da quello che anche l'Italia sostiene, cioè che il rapporto con i Paesi africani deve cambiare perché noi abbiamo avuto con questi Paesi un approccio paternalistico, un pò come se ci sentissimo superiori, che non è il modo giusto per affrontare queste materie», ha detto Meloni. 

«Non possiamo chiedere ai Paesi africani, alla Tunisia o agli altri: vi paghiamo per fermarci l'immigrazione illegale. Anche perché - ha continuato - sono nazioni che a loro volta hanno questo problema, in Tunisia entrano ogni giorno migliaia di migranti che arrivano da paesi del Sud della Tunisia e se pensiamo di fermarli e basta, loro si ritroveranno un problema che io non voglio in Italia e non che dobbiamo scaricare sugli altri. Per cui, il punto è se noi siamo in grado di avviare con questi Paesi una cooperazione a 360 gradi che è una cosa seria, fatta di investimenti, di mutuo beneficio, di una crescita della quale beneficiano tutte le nazioni che fanno parte di questi accordi, deve essere un ragionamento diverso da quello un po' dall'alto in basso che a volte si è visto. Questo è quello che dice il presidente Saied, io lo condivido perché altrimenti noi non affronteremo mai seriamente questo problema». Secondo Meloni, «quello che non si capisce abbastanza, e che noi cerchiamo di porre con il Piano Mattei, è che l'Africa non è un continente povero». 

E sul Mes: «Non ha senso discutere uno strumento se non si conosce qual è la cornice» 

«La posizione del governo è sempre la stessa, io non ho cambiato idea sul tema del Mes, ma al di là di quello che si pensi nel merito dello strumento penso che chi oggi propone di aprire questo dibattito non faccia un favore all'Italia in ogni caso, che si sia favorevoli o contrari. Banalmente, perché non ha senso discutere uno strumento se non si conosce qual è la cornice all'interno della quale quello strumento si inserisce», ha spiegato la premier. 

 

Ultimo aggiornamento: 5 Ottobre, 08:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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