Meloni-Salvini-Berlusconi: subito la lista dei ministri. Nessun tecnico della Lega, Forza Italia spinge per Ronzulli

Il Carroccio avverte: «I non politici non vanno contati nella nostra quota»

Domenica 9 Ottobre 2022 di Francesco Bechis
Meloni-Salvini-Berlusconi: subito la lista dei ministri. Nessun tecnico della Lega, Forza Italia spinge per Ronzulli
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Più che una cento metri è una maratona. Il centrodestra imbocca l’ultimo miglio prima di tagliare il traguardo del Quirinale. Dove fra una settimana dovrebbe arrivare l’incarico di premier a Giorgia Meloni. Che vuole accelerare, ma non troppo. Perché, come va ripetendo ai suoi, ritiene giusto che al Consiglio europeo del 20 ottobre sulla crisi del gas a presenziare sia Mario Draghi. «Chiuderemo intorno al 22-23», è il pronostico di chi ha sentito i leader della coalizione in queste ore. Questione di opportunità istituzionale ma anche di tattica, «non può e non deve esordire da premier in un Consiglio che si preannuncia esplosivo», mormora un consigliere vicino alla presidente di FdI. Sulla carta, l’obiettivo della coalizione è comunque «procedere il più speditamente possibile lungo la strada per la formazione dell’esecutivo», spiega una nota congiunta firmata ad Arcore. A Villa San Martino ieri pomeriggio è andato in scena un nuovo vertice a tre - Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Meloni - per fare un punto sulla lista dei ministri e definire la strategia per il rush finale.

Incontro deciso last minute, concluso dopo quaranta minuti con una promessa: mettere in piedi in tempi rapidi «un governo forte e capace di rispondere alle urgenze del Paese, a partire dall’emergenza dovuta ai costi dell’energia». Un’altra occasione per Meloni di ribadire ai due alleati i paletti per arrivare al Colle. Una squadra di governo «inattaccabile» e una lista pronta da sottoporre al presidente Sergio Mattarella. Mettendo da parte rivendicazioni e bandierine. 

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I NODI
Dietro le veline distensive, un confronto schietto a dir poco. Sul metodo: Lega e FI vogliono limitare fin dove possibile i dicasteri tecnici, hanno rimarcato i rispettivi leader a Meloni. «Possono essere l’eccezione, non la regola», taglia corto un big forzista. E fonti leghiste suonano lo stesso spartito. La Lega «ha nomi all’altezza, di cui nessun tecnico». Un pizzino con vista Viminale, a cui Salvini si è infine detto disposto a rinunciare. Purché non passi il messaggio che un ministro tecnico - magari il quotatissimo prefetto Matteo Piantedosi - sia da considerare un nome in «quota Lega». Sul merito: a una manciata di giorni dal possibile incarico resta qualche nodo da sciogliere. Dall’entrata nell’esecutivo di Licia Ronzulli, fedelissima del Cav, alla presidenza del Senato reclamata da FdI con Ignazio La Russa. Nel frattempo, i tre partiti del fronte conservatore iniziano a posizionarsi in campo. Con Berlusconi che ieri ha colto l’occasione del centesimo anniversario del Partito liberale - celebrato da un convegno a Roma dove ha fatto capolino Antonio Tajani - per rispolverare il dna delle origini. 

LE STRATEGIE
Come nel 1994, ha detto l’ex premier in visita, claudicante, al nuovo centro allenamenti del Monza intitolato a suo padre Luigi, «gli italiani hanno attribuito a Forza Italia il ruolo di garante dei principi liberali dell’attività di governo». E se la Lega con Salvini continua a battere sul caro-bollette e promette di difendere «stipendi, pensioni e lavoro degli italiani» (un anticipo della squadra di governo?), la dirigenza di FdI fa quadrato intorno a Meloni e spegne sul nascere le polemiche. Come quelle divampate in mattinata dopo il post della leader sul «paradosso per cui la sinistra attualmente al governo scende in piazza contro le politiche del governo Meloni non ancora formato». Nessun riferimento alla manifestazione della Cgil che ieri ha affollato le vie del centro di Roma, fanno sapere da FdI. Che anzi ha presenziato con Fabio Rampelli per esprimere di nuovo solidarietà contro gli attacchi neofascisti subiti l’anno scorso. 
 

Ultimo aggiornamento: 10 Ottobre, 09:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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