Meloni, la war room: uno snack per pranzo e la cerchia dei fedelissimi (Rauti, Lollobrigida, Colosimo, Donzelli)

Le riunioni nello studio al sesto piano di Montecitorio e alle nove di sera a casa dalla figlia

Sabato 8 Ottobre 2022 di Mario Ajello
Meloni, uno snack per pranzo e la cerchia dei fedelissimi (Rauti, Lollobrigida, Colosimo, Donzelli): la war room di Giorgia

Lo snack all’ora di pranzo, perché «in campagna elettorale ho preso 4 chili e non voglio diventare una bomba» (a questo è servito l’allenamento con il personal trainer all’indomani della vittoria elettorale). L’arrivo con la 500 bianca davanti al garage di Montecitorio, di solito intorno alle 12,30 ma ieri ha fatto ritardo - nel pieno della polemica italo-francese - e Giorgia Meloni si è presentata alle 15,40.

La salita in ascensore, e poi tramite il “passetto” dall’edificio della Camera l’ingresso in quello dei gruppi parlamentari fino al sesto piano dove tra gli uffici di FdI c’è quella che è stata la sua trincea da leader dell’opposizione e la premier in pectore utilizza da 13 giorni come base operativa, come war room, come culla del governo che verrà. Giornate tutte vissute più o meno, fino alle nove di sera e poi Giorgia è tutta per Ginevra (la figliola) alla stessa maniera e sullo stesso set. Blindato e irraggiungibile. C’è chi lo descrive come una «torre d’avorio». Definizione che accomuna sia gli invidiosi - quelli che vorrebbero entrarci e che si sentono esclusi, giornalisti compresi insieme a presunti consiglieri o a colleghi di partito o ad alleati desiderosi di auto-promuoversi a ministri - sia chi vuole proteggere Giorgia e apprezza il suo isolamento al sesto piano perché lassù si può concentrare meglio sull’impresa complicata che le tocca e di cui si onora.

LE SUPPLICHE
Le giornate di Giorgia scorrono così nella war room di Montecitorio, tra consultazioni telefoniche sui ministri, i tweet che manda, gli incoraggiamenti e le suppliche che riceve (da chi la chiama per suggerirgli soluzioni per l’esecutivo e «la soluzione migliore naturalmente sono Io») e le varie incombenze come la lotta al caro bollette. Pochi e fidatissimi hanno il diritto di entrare nella stanza di Giorgia. L’addetta stampa Giovanna Ianniello, naturalmente. Il capogruppo e braccio destro e sinistro Lollobrigida, il fedelissimo uomo-macchina Giovanni Donzelli. E Giovanbattista Fazzolari. Prezioso sempre e ieri prezioso più che mai. Perché lui nella war room - da cui a governo fatto si sposterà per andare a Palazzo Chigi come sottosegretario alla presidenza - è quello che più di tutti conosce la Francia nei suoi pregi e soprattutto nei suoi vizi. «Hanno sempre la tendenza a consideraci junior partner, ma adesso basta», dice dei francesi. E comunque Fazzolari ha gestito la querelle scatenata dalle improvvide dichiarazioni della ministra di Macron. 

In più – oltre a Isabella Rauti e Chiara Colosimo, spesso presenti – ci sono le telefonate che partono dalla scrivania di Giorgia. Quelle con Crosetto, per esempio. Quelle organizzative con la segretaria di Meloni, Patrizia Scurti. E con tutto il resto dell’inner circle, da Fitto a Urso. Altri contatti, ridotti al minimo: viste anche le spifferate ai giornali di alcuni di FdI, in occasione della riunione di partito dell’altro giorno. Uno a lei molto vicino, il democristiano Gianfranco Rotondi, spiega: «Ottima la scelta di usare la stanza a Montecitorio per preparare il governo. È in linea con una leader che è cresciuta in Parlamento, facendo opposizione chiara e coerente, e poi si è affermata nel Paese».

Ultimo aggiornamento: 16 Novembre, 17:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA