Dall’incontro con il premier incaricato esce un Matteo Salvini quasi folgorato da Mario Draghi, «persona assolutamente stimabile» con la quale «abbiamo idee comuni sull’Italia».
Governo Draghi, Salvini: «La Meloni non deve isolarsi, ora serve responsabilità»
L’ORIZZONTE
I tentativi - un po’ alla “Willy-Cojote” - di spingere la Lega fuori della maggioranza, non sono riusciti. Anche perché il partito di Nicola Zingaretti si è ritrovato solo con Leu nella battaglia mentre era da subito evidente che per il M5S il problema non era Salvini, ma Draghi. Superato, non senza tormenti e defezioni, l’ostacolo sul nome dell’ex banchiere anche sulle cose da difendere, e quelle da fare, le differenze con i dem sono risultate evidenti. D’altra parte il M5S difende a spada tratta il Reddito di cittadinanza e lo “spazzacorrotti”, due riforme fatte con il Carroccio nel Conte I, mentre Grillo ieri ha lasciato Roma parlando di “ambiente e giovani” come orizzonte del Movimento.
La “maggioranza Ursula” - che doveva servire per il Conte ter e che si voleva offrire anche a Draghi in modo da tagliare fuori la Lega - non c’è più. O meglio tra qualche giorno - dopo che martedì sera o mercoledì mattina il premier incaricato avrà sciolto la riserva al Colle - nascerà la “maggioranza-Draghi”. Vasta, vastissima e che non di meno avrà un tasso di europeismo elevato e nella quale c’è anche la Lega che dà i suoi voti cercando di nascondere le contraddizioni sotto i 209 miliardi del Next Generation Eu.
Invece di dare più o meno causticamente il “benvenuto” a Salvini - magari ricordandogli alcune passate affermazioni - il Pd ora si lacera e alla sua sinistra si assiste ad una nuova scissione. Leu, infatti, si spacca con Sinistra italiana di Fratoianni, Palazzolo e De Petris che ribadisce la sue diversità «dai razzisti» prendendo strade diverse da Articolo1 di Fornaro, Speranza, Bersani e D’Alema.
Ma il vero problema resta in casa dem. Mario Draghi ha già spiegato in più di un colloquio che «i ministri li scelgo io» e che intende costruire il governo valutando i nomi con il Capo dello Stato. L’intenzione dell’ex banchiere centrale è quella di avere tutti tecnici, anche se magari di area, ma le pressioni di questi giorni sono state forti e hanno lambito anche il Quirinale. La presenza della Lega spinge però il Pd a ritirare la sua squadra, che si voleva far guidare addirittura dal segretario Zingaretti, per ottenere un esecutivo con ministri tecnici.
Sostenere, per i dem, un governo dove la prima fila è fatta di soli esperti e professori - seppur in quota - è certamente più facile. Il problema però è che tale preferenza - che incontra le intenzioni del premier - innervosisce moltissimo i grillini. Giorni fa era stato lo stesso Giuseppe Conte a sottolineare, parlando in piazza Colonna, che c’era bisogno di «un esecutivo politico».
LA VIRGOLA
Una precisazione dovuta non ad interessi personali, smentiti ieri dallo stesso Conte, ma perché il Movimento è avverso ai governi dei tecnici professando la tesi dell’ «uno vale uno» e del «questo lo dice lei». I grillini sono pronti ad accettare qualche importante innesto, ma non un completo azzeramento dei politici. Le pressioni della pattuglia uscente del M5S - da Di Maio a Bonafede passando per Patuanelli - sono fortissime. Ma il via libera a Draghi ieri c’è stato e lo ha dato il reggente Vito Crimi. Per ora si è evitata, quindi, anche la consultazione sulla piattaforma Rousseau che, secondo alcuni, avrebbe certificato la maggiore democraticità del Movimento rispetto agli altri partiti, ma la pattuglia degli scontenti grillini è destinata ad aumentare. L’alleanza riformista coltivata al Nazareno per mesi che, si è riunita solo qualche giorno fa con lo stesso Conte, di fatto non esiste e ieri è saltato l’ultimo vertice. A farla saltare sono i 63 senatori leghisti che ora vogliono metter bocca sul Recovery Plan.
Il premier incaricato continua a rassicurare tutti chiedendo a tutti di concedergli fiducia. Così avverrà in Parlamento - e anche con numeri da record - ma è largamente prevedibile che il primo contraccolpo che subiranno i partiti avverrà a metà settimana alla lettura della squadra governativa, con tanto di ministri, vice e sottosegretari scelti da Draghi. Sia i tecnici che i politici.