Migranti, gli sbarchi non si fermano: arrivi triplicati da gennaio. Le rotte

Giugno è il mese peggiore di quest’anno. Nel semestre sbarcati quasi 65mila migranti

Sabato 1 Luglio 2023 di Francesco Malfetano
Migranti, gli sbarchi non si fermano: arrivi triplicati da gennaio. Le rotte

dal nostro inviato 


BRUXELLES - Forma e sostanza, soprattutto a Bruxelles, sono molto differenti.

E così se il negoziato con la Tunisia è ancora impantanato nelle resistenze di entrambe le sponde del Mediterraneo e se il “no” polacco e ungherese non cambia i termini del Patto su migrazione e asilo approvato l’8 giugno scorso, a cambiare sono ancora i numeri degli sbarchi sulle coste italiane, costantemente in crescita anche nell’ultimo mese, al punto da rendere i 30 giorni di giugno quelli che hanno visto più sbarchi da inizio anno.

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Mentre Consiglio e Commissione appaiono paralizzate infatti, in Italia giovedì sono arrivati ben 2.307 migranti. Lo scorso anno invece, sempre il 29 giugno, erano stati appena 78. E solo ieri d’altro canto le coste di Lampedusa hanno visto approdare quindici diversi barconi con a bordo 565 profughi. Altri sono arrivati sulle coste calabresi tra Crotone e Roccella, portando il totale a più di 4mila nelle ultime 48 ore. Su base annuale va anche peggio. Stando agli ultimi dati resi disponibili dal Viminale infatti, sono 64.930 gli arrivi nei primi sei mesi dell’anno. Durante lo stesso periodo nel 2022 ne erano arrivati 27.633, meno della metà. Nel 2021 20.532. Di soluzioni strutturali però ad oggi neanche l’ombra. 


GLI ACCORDI
Il concetto ormai acquisito di una migrazione come «una sfida europea che richiede una risposta europea» non trova ancora un’attuazione concreta. L’accordo sui ricollocamenti che ha impedito l’inserimento del dossier migranti nelle conclusioni di ieri a Bruxelles, è infatti ben lontano dal vedere una sua applicazione. Idem per l’accordo con Tunisi che avrebbe dovuto sbloccare una prima tranche di aiuti per 150 milioni di euro al Paese nordafricano, con la prospettiva di erogarne altri 900 milioni in caso di intesa con il Fondo monetario internazionale per il prestito da quasi 2 miliardi di dollari che vacilla da mesi. Sarebbe dovuto arrivare il 28 giugno, formalizzando l’intesa lanciata con la missione a tre di Giorgia Meloni, dell’olandese Mark Rutte e della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, ma è slittato ancora a lunedì per le «discussioni ancora in corso» fra le parti. 


Inevitabile quindi per l’Italia organizzarsi da sé. Tant’è che il governo sta provando a mettere in piedi quelle che formalmente chiama «Procedure accelerate di frontiera». In pratica si tratta della realizzazione negli hotspot delle regioni dove avviene la maggior parte degli sbarchi - Sicilia e Calabria - di centri di trattenimento dove esaminare nel giro di poche settimane le domande di protezione: chi non ha diritto a restare verrà espulso. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha aperto un tavolo con il guardasigilli Carlo Nordio per accelerare i tempi. 


GLI HOTSPOT
A prevedere questo potenziamento è il decreto Cutro che, al suo interno, stabilisce anche l’introduzione di una procedura accelerata per le domande di protezione internazionale presentate direttamente alla frontiera o in zone di transito, nel caso in cui il richiedente provenga da Paese di origine sicura, come ad esempio la Costa d’Avorio (in testa quest’anno con 7.921 arrivi) e Tunisia (4.318). In questa casistica viene fatto rientrare anche chi è stato fermato per aver eluso i controlli. Durante la procedura accelerata è introdotta la possibilità del trattenimento del richiedente asilo. Entro 7 giorni dalla ricezione della domanda dovrà esserci una risposta dalla Commissione territoriale asilo. Se ci sarà il rigetto della domanda scatterebbe il rimpatrio, naturalmente in accordo con il Paese di provenienza del migrante. Finora il ricorso bloccava l’espulsione, la nuova legge riduce questa possibilità. Si vedrà se le norme riusciranno a far crescere il numero di rimpatri, storicamente un punto dolente: poco più di 3mila ne sono stati realizzati lo scorso anno. Mentre i Cpr vengono spesso devastati dagli stessi ospiti. Il confronto con il ministero della Giustizia servirà anche a mettere a fuoco la possibilità di trattenere in strutture che sarebbero detentive i richiedenti asilo.


L’impennata degli arrivi del resto inizia a pesare in maniera incontrollabile sui centri di accoglienza. A Lampedusa ad esempio, ora si trovano già oltre 3mila ospiti a fronte di una capienza di 400. 

 

Ultimo aggiornamento: 2 Luglio, 06:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA