Migranti, la Polonia alza le barricate in Ue. Meloni prova la mediazione per sventare il cortocircuito sovranista

Al Consiglio europeo in corso a Bruxelles, Varsavia e Budapest bloccano le conclusioni contestando la riforma dei ricollocamenti. Il premier prova a conciliare le posizioni dopo una riunione fiume di 7 ore finita con un nulla di fatto

Venerdì 30 Giugno 2023 di Francesco Malfetano
Migranti, la Polonia alza le barricate in Ue. Meloni prova la mediazione per sventare il cortocircuito sovranista

Stavolta a Bruxelles sulle barricate non c’è Giorgia Meloni.

Al suo posto, a contestare la riforma del patto per i ricollocamenti dei migranti già approvata dal Consiglio Affari Interni della Ue l’8 giugno scorso, sono Polonia e Ungheria. Vale a dire, specie nel caso di Varsavia, Paesi considerati particolarmente vicini alla premier. Tant’è che dopo un confronto di circa 7 ore durato fino a notte fonda in cui Viktor Orbàn e Mateusz Morawiecki hanno tenuto in stallo le conclusioni del Consiglio Europeo, questa mattina è stata proprio Meloni a prendersi l’onere di tentare una mediazione. L’obiettivo è sciogliere le resistenze di due leader che ritengono di aver fatto più di altri - senza un gran sostegno europeo - nell’accoglienza dei profughi ucraini, salvo poi ritrovarsi obbligati dall’intesa siglata in Lussemburgo ad accettare (pena il pagamento di una penale) anche i migranti che arrivano nei Paesi di primo approdo come l’Italia, la Grecia o la Spagna. Un caso specifico che Meloni, appena confermata leader dei Conservatori europei di cui è parte anche Morawiecki e in partenza - il 5 luglio - per una visita a Varsavia, non considera un tradimento da parte dell’alleato polacco. Gli interessi nazionali, ragiona chi è vicino alla premier, non possono sempre combaciare ma vanno rispettati. Ed è con queste prerogative che quindi la leader italiana sta provando a convincere il fronte di Visegrad, facendo notare che le conclusioni del vertice “sbloccano” di fatto la partita per l’erogazione di nuovi sostegni a chi accoglie i profughi in fuga dalla guerra scatenata dai russi in Ucraina.

Una missione non proprio semplice che mostra però la necessità meloniana di tenere insieme gli storici alleati dell’Est e il gruppo dei grandi d’Europa che ambisce a guidare dopo le prossime elezioni di giugno 2024. Che la si legga come una prova di maturità o come un cortocircuito nella famiglia sovranista, la certezza è solo che l’attivismo italiano è evidente. Per capire se la mediazione è riuscita però serve ancora qualche ora e un’ulteriore passaggio in un Consiglio che dovrà concludersi entro la mattina, prima della partenza di Emmanuel Macron verso una Parigi messa a ferro e fuoco dai manifestanti.

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