Una situazione così non l'avevano mai vista sul litorale dell'Emilia-Romagna. Bandiere rosse e bianche, simbolo del divieto di balneazione, issate su 28 spiagge (poi scese a 22) per il superamento dei valori di escherichia coli.
SORPRESA
Martedì scorso l'agenzia regionale Arpae ha effettuato dei campionamenti programmati. Da Goro a Cattolica, passando per Cervia, Bellaria-Igea Marina, Rimini, Riccione e Misano Adriatico, i risultati resi noti ieri hanno sorpreso tutti e messo in allerta le amministrazioni comunali. Prima fra tutte quella di Rimini, capitale balneare della Romagna. Secondo il sindaco Jamil Sadegholvaad si tratta di una «anomalia» alla quale va data una risposta celere, perché «rischia di danneggiare interi territori, intere economie». Oggi previsto un tavolo tecnico tra Comuni, Regione, Ausl e Arpae sul tema.
MISTERO
Questo litorale non è nuovo a situazioni simili. Quando piove vengono aperti gli sfioratori a mare che liberano le acque reflue facendo scattare in automatico il divieto di bagni per 24 ore. La multiutility che gestisce la rete fognaria, Hera, ha rassicurato i sindaci: nessun guasto o difetto all'impianto. Dopotutto le paratie verso la battigia non vengono aperte da un mese e mezzo causa siccità. Rimini, per di più, ha risolto il problema con un investimento da 250 milioni, citato persino dall'Onu, che ha permesso la separazione della rete fognaria e la trasformazione degli sfioratori in canali di acque bianche. Dunque il mistero dell'escherichia coli in mare non ha al momento soluzione. L'enigma si infittisce se si pensa che lo stesso giorno delle analisi di Arpae, un laboratorio indipendente ha effettuato prelievi in alcuni degli stessi punti.
L'esito? Acque «perfettamente idonee alla balneazione», come riferito dal Comune di Rimini che ha commissionato il monitoraggio. Mercoledì sono stati prelevati altri campioni in 14 delle spiagge oggetto del divieto: in 6 casi le acque sono tornate balneabili. I risultati per le altre zone sono attesi oggi. I ricercatori stanno dibattendo sul perché il batterio sia comparso d'improvviso in un tratto così vasto di mare. L'ipotesi più accreditata è che alla base vi sia un «insieme di eccezionali condizioni metereologiche», spiegano dall'Arpae. La temperatura dell'acqua attorno ai 30 gradi, l'assenza di vento, il mancato apporto dei fiumi per la siccità, avrebbero comportato uno squilibrio dell'ambiente marino.