Siccità, il Po non è più un "grande fiume": portata in calo, l'acqua del mare entra per 40 km

Numeri che fanno paura, considerando che la portata media del fiume in condizioni normali è di 1053 metri cubi al secondo

Giovedì 28 Luglio 2022
Siccità, il Po non è più un "grande fiume": portata sta per scendere sotto i 100 metri cubi

Il grande fiume non esiste più. La portata del Po, il più grande corso d'acqua d'Italia si sta avvicinando a livelli sotto i 100 metri cubi al secondo. Numeri che fanno paura, considerando che la portata media del fiume in condizioni normali è di 1053 metri cubi al secondo, mentre il record di portata minima mensile era di 237 metri cubi al secondo (registrato a luglio 2006).  

Sotto i 100 metri cubi al secondo il corso d'acqua non è più considerabile un "grande fiume".

Una fine che - avvisano gli esperti - porta con sé conseguenze gravi su tutti gli ecosistemi del bacino idrico e della pianura padana. A dare l'allarme, ancora una volta è l'Osservatorio Anbi sulle risorse idriche che da mesi sta monitorando la siutazione di emergenza dovuta alle alte temperature e alle scarsissime precipitazioni che hanno caratterizzato l'inverno e la primavera. 

Il Po non è più un grande fiume: cosa succede 

Secondo l'ultimo bollettino del'Autorità Nazionale, la portata del fiume nella sezione di Pontelagoscuro risulta di 114 metri cubi al secondo, in costante diminuzione. Anche gli affluenti del fiume sono in condizioni di "siccità estrema" e non possono contribuire a risanare i livelli idrici. Tra gli affluenti in condizioni migliori che potrebbero "sostenere" il corso d'acqua ci sono la Dora Baltea (133 metri cubi al secondo), il Ticino (112 metri cubi al secondo) e l'Adda (106 metri cubi al secondo).  

 

Il mare sta "mangiando" il fiume 

Contestualmente alla riduzione dei livelli idrici, alla foce si registra la risalita continua del cuneo salino (ovvero l'acqua del mare che entra nel fiume). L'acqua salata è arrivata fino a 40 km dalla foce del Po di Goro durante l'alta marea. È un fenomeno grave che interessa i tratti terminali della gran parte dei fiumi settentrionali: oltre a ridurre la possibilità di prelievi per uso potabile ha conseguenze devastanti sull'ecosistema del fiume, perchè animali e piante - abituati all'acqua dolce - muoiono in massa con l'arrivo dell'acqua del mare. 

Siccità, Regioni alle prese con criteri

Italia, riserve d'acqua potabile a rischio: la mappa regione per regione 

Allargando lo sguardo all'intera penisola, il fiume Po non è l'unico a soffire per l'estrema siccità di quest'anno. Anzi, da nord a sud tutti i corsi d'acqua sono in difficoltà e si profila il rischio che le riserve di acqua potabile non siano sufficienti a coprire i consumi. 

Nel nord Italia l'unica eccezione positiva è il lago di Como che, pur segnando nuovi record minimi è leggermente risalito dal parametro «riempimento zero» delle scorse settimane (ora 2,4%). Tuttti gli altri grandi bacini settentrionali si avvicinano al livello "di riempimento zero", al cui raggiungimento non potrà essere prelevato per uso potabile un quantitativo d'acqua superiore a quello affluito nell'invaso: Iseo 2,9%; Maggiore 14,1%; Garda 30%.

A Nord Ovest è la Dora Baltea, in Valle d'Aosta, a godere di maggiore salute idrologica, mentre cala il torrente Lys. A poco sono serviti i violenti temporali in Piemonte che hanno causato gravi disagi al territorio ma senza sostanziali miglioramenti alla condizione idrica. In Lombardia il fiume Adda resta su valori praticamente dimezzati rispetto al consueto e le riserve idriche sono il 70% inferiori a quelle dell'anno scorso, segnando -64% rispetto alla media mensile.

In Veneto, nonostante una leggera ripresa come per il Piave, il fiume Adige (secondo corso d'acqua italiano) stenta a superare la soglia dei -4 metri sul livello idrometrico. Tra i fiumi appenninici dell'Emilia Romagna restano in grave difficoltà il Reno e l'Enza, mentre il Nure è ormai in secca.

Centro Italia siccità estrema 

In Toscana, fatta eccezione per l'insufficiente ripresa del fiume Serchio che resta molto al di sotto dalla portata minima vitale, i corsi d'acqua ristagnano a livelli di grave sofferenza idrica, esattamente come quelli delle altre regioni del Centro Italia, dove le piogge tardano ad arrivare e le temperature si mantengono su livelli molto alti. In Abruzzo, il beneficio apportato dalle piogge cadute a giugno è stato rapidamente vanificato dalla forte evapotraspirazione provocata da temperature fino a 5 gradi superiori alla media, mantenendo così negativo il bilancio idroclimatico regionale.

Al sud Basilicata in deficit idrico di 44 milioni di metri cubi 

In Campania permane stabile la condizione di siccità nel bacino idrografico dei fiumi Liri-Garigliano e Volturno, mentre si consolida nella bassa valle del bacino del Sele; si segnalano in deciso calo i volumi idrici nei bacini del Cilento e nel lago di Conza. Infine, a testimonianza del caldo torrido, si distribuisce acqua a pieno regime dai bacini di Basilicata e Puglia: il ritmo è di 2 milioni di metri cubi al giorno in ciascuna regione, assai più di quanto accadesse l'anno scorso (in questo periodo del 2021 gli invasi apulo-lucani distribuivano settimanalmente 9 milioni di metri cubi d'acqua; quest'anno si tocca quota 14 milioni). Ciò comporta che, in Basilicata, le disponibilità idriche segnano un deficit di quasi 44 milioni di metri cubi sul 2021, mentre quelle pugliesi registrano ancora un saldo positivo di circa 6 milioni. 

Ultimo aggiornamento: 13:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA