Antonino Galletti, presidente dell'Ordine degli Avvocati di Roma, giurisprudenza non entra nelle lauree abilitanti, qual è il motivo?
«Le faccio una domanda: lei si farebbe mai difendere da un avvocato che non è mai stato prima in un tribunale? Immagino di no, nessuno lo farebbe eppure un neolaureato, con laurea abilitante, potrebbe farlo».
E' diverso per le professioni sanitarie?
«Mi farei curare da un medico giovane già stato in corsia, perché nelle professioni sanitarie i tirocini si fanno con l'università».
Che cosa serve ad un neolaureato in giurisprudenza per diventare avvocato?
«Serve un periodo di pratica forense, ora è stato ridotto da 2 anni a 18 mesi.
Per il magistrato?
«E' la stessa cosa. Se un laureato in giurisprudenza fa il concorso in magistratura non inizia subito a fare il giudice, prima passa per uditore giudiziario, come la pratica forense».
L'abilitazione esterna all'università resta quindi fondamentale?
«Sì, così come è strutturata la laurea sì».
Andrebbe modificata?
«Dovremmo cambiare tutto il corso di studi, quindi andrebbe fatto un discorso complessivo per modificare la facoltà di giurisprudenza insieme all'avvocatura e arrivare ad una facoltà che non prepara solo dal punto di vista culturale ma anche pratico. Immagino che il percorso si dovrebbe comunque allungare di un anno almeno».
Si farà in futuro?
«Non credo. In Italia esiste l'esame per la patente per guidare un motorino e non per difendere qualcuno? Come ordine tuteliamo gli iscritti ma anche tutte le persone che devono essere difese. Facendo pratica nel diritto, il neolaureato capisce, ad esempio, anche cosa più gli interessa tra il civile, il penale e l' amministrativo. Sono tanti gli sbocchi lavorativi per un laureato in giurisprudenza, anche fuori dai tribunali».