La morte di una bambina di appena cinque mesi a Sondrio, una tragedia avvenuta sabato mattina, ha sconvolto la zona: ma ciò che sconvolge, come scrivono i quotidiani locali, sono i commenti che al Pronto soccorso, dove la mamma della bambina ha vissuto il suo dramma familiare, si sono susseguiti dopo quanto accaduto.
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La bimba è stata vittima, con ogni probabilità, della cosiddetta morte in culla: la mamma, una donna nigeriana che risiede in via Maffei a Sondrio, si è accorta che la figlioletta non respirava normalmente ed è scesa in strada per chiedere aiuto. In ospedale, i medici hanno poi detto a lei e al padre che non c'era più nulla da fare: la reazione di entrambi, soprattutto della mamma, è stata struggente, con urla di disperazione di una madre che si rende conto di aver perso una figlia piccola.
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Ma le sue urla, evidentemente, devono aver urtato qualcuno: i presenti infatti avrebbero iniziato a infastidirsi per le urla della signora, urla scomposte quanto tragiche. «Non può essere così grave, fanno un figlio all’anno, perdere un figlio per loro non è come per noi», le parole di alcuni presenti. E ancora: «Quelle urla saranno un rito tribale o satanico». E infine, per completare l’orrore: «Mettetela a tacere, quella scimmia».
Un vero e proprio esempio non di episodio razzista, ma della mentalità razzista che si insinua ormai sempre di più nelle menti della gente comune: in questo caso di chi si trovava in fila al Pronto soccorso, in attesa di essere visitato o medicato, e che non ha provato alcuna empatia per la povera mamma e per la bambina morta in circostanze tragiche e inaspettate. Sarebbe stato lo stesso, si chiede SondrioToday, se a morire fosse stata la bambina di una madre italiana?
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