Liliana Resinovich, si infittisce il mistero della donna scomparsa e poi trovata morta a Trieste, chiusa in due sacchi neri. Il Dna maschile rinvenuto sul cordino, infatti, non corrisponde né al marito, Sebastiano Visintin, né all'amico Claudio Sterpin e nemmeno al vicino di casa, Salvatore Nasti.
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L'ipotesi principale resta quella del suicidio e per gli inquirenti la presenza di tracce molto sfumate di Dna maschile potrebbe essere spiegata con una semplice e casuale contaminazione.
Se la pista principale per gli inquirenti è quella del suicidio, sono ancora molte le cose che non tornano. A cominciare dalla modalità. Appare infatti strano e improbabile che una persona, totalmente lucida (come dimostra l'assenza di veleni, droghe e farmaci nel corpo della donna), possa infilare la testa in due sacchetti di plastica annodati alla gola e si infili in due sacchi neri con la testa e con i piedi, per poi provocarsi una lunga agonia, fino alla morte.