Stupro in caserma, il pm: «Né violenza
né minacce». Sospeso il vigile coinvolto

Lunedì 7 Marzo 2011
La caserma del Quadraro dove è avvenuto lo stupro
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ROMA - Nessuna costrizione o minaccia dietro la presunta violenza sessuale nella caserma dei carabinieri del Quadraro denunciata a Roma da una ragazza madre di 32 anni, fermata in precedenza per furto.
E' quanto finora accertato dagli inquirenti che indagano sull'episodio. Il procuratore aggiunto Maria Monteleone e il sostituto Eleonora Fini stanno ricostruendo quanto avvenuto nella notte tra il 23 e 24 febbraio scorso, ma le versioni fornite dai tre carabinieri indagati e dalla stessa presunta vittima dello stupro presentano delle contraddizioni. Gli indagati hanno negato che ci sia stata violenza sessuale, di parere opposto è stata la denunciante. Per questo motivo tutti saranno risentiti dai magistrati e non è escluso che ci siano anche dei confronti. Sarà interrogato anche il vigile urbano finito sotto inchiesta con i tre militari dell'Arma. Finora

l'agente della polizia municipale non è stato mai ascoltato: si era presentato spontaneamente in procura per rendere dichiarazioni, ma poi ha cambiato idea ed è andato via.



Campidoglio: sospeso il vigile coinvolto. «Il comandante della polizia municipale di Roma, Angelo Giuliani, dopo essersi consultato con il capo di Gabinetto del Campidoglio, Sergio Basile, ha sospeso cautelativamente e temporaneamente dalle funzioni di polizia stradale e giudiziaria, in attesa delle determinazioni dell'autorità giudiziaria, il vigile urbano coinvolto nella vicenda dello stupro denunciato in una stazione dei carabinieri la scorsa settimana»: lo ha annunciato l'ufficio stampa del Campidoglio. «La decisione - si legge nella nota - è stata presa al fine di consentire il più corretto svolgimento delle indagini, di garantire la piena trasparenza dell'attività della polizia municipale e di tutelare l'immagine del Corpo della polizia municipale stessa e dell'amministrazione di Roma Capitale».



Due carabinieri negano lo stupro, dicono che si è trattato di un rapporto, «amichevole».
Il terzo carabiniere, che era di piantone avrebbe aperto la porta della camera di sicurezza perché la donna chiedeva qualcosa da mangiare, e sarebbe tornato a piantonare la caserma lasciando i due colleghi e il vigile, appena rientrati da una cena, con la detenuta. I quattro sarebbero passati dalla cella alla sala mensa e avrebbero bevuto alcolici.



Il vigile urbano sostiene di non avere partecipato al festino, « ho altri orientamenti sessuali», avrebbe risposto alla donna che gli faceva delle avances. Ma la sua versione contrasta con quella della presunta vittima e dei carabinieri che ammetterebbero che anche il vigile era nella sala mensa, anche se solo uno dei militari avrebbe avuto un rapporto sessuale completo con l’arrestata.



La donna dice di ricordare che uno dei violentatori aveva un tatuaggio sul braccio destro, come quello che ha il vigile urbano.



Un contributo determinante per l'accertamento di quanto accaduto potrebbe arrivare dai testimoni (personale della caserma e altre persone fermate) che si trovavano quella notte nella struttura dell'Arma. Alcuni sono già stati sentiti, altri lo saranno. Una cosa è certa: quando la mattina del 24 è stata rilasciata, dopo l'udienza di convalida in tribunale, la donna ha ringraziato i carabinieri per le gentilezze ricevute, in particolare per il cibo acquistato per lei dagli stessi militari con soldi propri.
Ultimo aggiornamento: 5 Aprile, 17:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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