Roma, uccise papà cinese con la figlioletta in braccio: doppio ergastolo per il killer

Venerdì 1 Marzo 2019 di Elena Panarella
Roma, uccise papà cinese con la figlioletta in braccio: doppio ergastolo per il killer

La mattanza di Torpignattara, a distanza di sette anni, è ancora impressa nella memoria della gente che vive in queste strade. Quell'uomo sdraiato a terra sul marciapiede con la camicia squarciata e il torace sanguinate senza vita con accanto una bimba di 9 mesi, sua figlia, colpita alla fronte da un proiettile, è difficile da dimenticare. Così come la mamma presa a bastonate e ferita, salva per miracolo. Il killer, insieme con un connazionale aveva preso di mira la comunità cinese di Roma, con una serie di rapine agli esercizi commerciali. Una storia che andava avanti da tempo. In una occasione, però, l'asticella si alzò: Zohu Zheng fu ucciso insieme con la figlioletta Joy che aveva in braccio. E tutto ciò, sparando all'impazzata per rubargli i 16mila euro d'incasso della sua attività commerciale. Per questi fatti, Mustafà Betit, marocchino di 38 anni, è stato condannato all'ergastolo. Confermata quindi, la sentenza già emessa in primo grado; la differenza è che ieri la Corte d'assise d'appello ha determinato la pena dell'ergastolo per ognuno dei due omicidi contestati e di 14 anni di reclusione per le ulteriori contestazioni di duplice rapina aggravata, duplici lesioni personali aggravate, detenzione e ricettazioni di armi.

LA RICOSTRUZIONE
La tragedia avvenne la sera del 4 gennaio 2012, quando, chiuso il bar che avevano in gestione i coniugi cinesi Zohu Zheng, 31 anni e Zhenh Li Yan, 26, furono aggrediti da due persone (Betit e un connazionale Mohammed Nasiri, che successivamente si suicidò). La coppia stava rientrando a casa percorrendo a piedi il solito tragitto quando, davanti alla loro abitazione di via Giovannoli, un palazzo di 8 piani al civico 26, si avvicinarono gli aggressori: due uomini con un casco integrale. Minacciarono la donna che tentò di reagire rifiutandosi di consegnare la borsa con dentro i soldi: «Vi ammazzo come cani», avrebbe urlato uno dei malviventi. E in effetti lo scopo dell'aggressione era proprio quello di portargli via l'incasso. Durante la rapina comparvero le armi: Zohu Zheng fu colpito in pieno petto, uno dei proiettili trapassò il cranio della figlioletta di nove mesi che aveva in braccio, prima di colpirlo dritto al cuore. Il fatto delittuoso fu messo in correlazione con altre rapine aggravate, e due episodi di lesioni. E mentre, una settimana dopo, il complice Nasiri fu trovato impiccato in un casolare di via di Boccea, Betit si era dato alla fuga. A quel punto le indagini si concentrarono proprio su di lui: i carabinieri lo rintracciarono seguendo le celle alle quali si agganciava il suo cellulare. Lo avevano seguito fino in Francia, dove Mustafa era stato accolto dalla comunità maghrebina. Poi in Spagna. Infine era fuggito in un paese del Nord Africa.

DOPO LA LATITANZA
Una volta preso e arrestato fu condannato all'ergastolo con isolamento diurno. E ieri in appello la condanna ufficiale è stata quella di due ergastoli per il duplice omicidio e 14 anni di reclusione per le altre imputazioni. Agli effetti di legge, la condanna pronunciata è stata quella dell'ergastolo con isolamento diurno per un anno.

 
Ultimo aggiornamento: 11:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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