Ucciso all'asilo, l'ombra della Banda della Magliana: indagato il fratello del "Libanese"

Domenica 13 Gennaio 2019 di Michela Allegri e Marco Carta
Andrea Gioacchini
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Cambiano i nomi, ma non i cognomi, che da certe parti sono sempre gli stessi. Quelli di un romanzo criminale che a Roma sembra non avere fine, nonostante siano passati quasi quarant’anni. C’è un indagato per l’omicidio di Andrea Gioacchini, freddato con un colpo di pistola giovedì mattina, davanti all’asilo della Magliana dove aveva appena accompagnato i figli.

È Augusto Giuseppucci, il fratello di Franco, detto «Er Negro», uno dei leader storici della Banda della Magliana, ucciso nel 1980 in piazza san Cosimato. A tre giorni dal delitto che ha scosso la città, una vera e propria esecuzione in stile mafioso, il fratello del «Libanese», come venne ribattezzato Franco Giuseppucci nel libro di Giancarlo De Cataldo, è stato iscritto nel registro degli indagati per omicidio volontario. Ma gli investigatori coordinati dal pm Marcello Cascini sono convinti che la chiusura del caso sia tutt’altro che vicina.

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L’IDENTIKIT
Alcuni testimoni hanno fornito una descrizione del killer compatibile a tratti con quella del fratello del boss, mentre gli uomini della Squadra mobile continuano a setacciare il sottobosco criminale che ruotava intorno alla vittima, appena uscita dal carcere dopo aver scontato un cumulo di pene per usura ed estorsione. A fornire un parziale identikit dell’uomo che ha sparato davanti all’asilo “Mais e Girasole” di via Castiglion Fibocchi, una fonte confidenziale, che ha parlato di uomo «di stazza molto robusta».

A fare chiarezza sarà il test dello Stub, un tampone adesivo che raccoglie le tracce di esplosivo presenti sulle mani di chi ha usato da poco tempo un’arma da fuoco. Solo a quel punto sarà possibile capire se sia stato proprio Giuseppucci a sparare i quattro colpi con la calibro 7.65, compreso quello che ha raggiunto Gioacchini alla testa. «È coinvolto a causa di una vaghissima somiglianza della struttura corporea con il presunto killer», spiega il difensore d’ufficio Giovanni Ferrari, che ieri mattina si è recato a piazzale Clodio per il conferimento dell’incarico. Mentre l’indagato, che rimane a piede libero, si è subito dichiarato innocente: «Giuseppucci è disponibile a parlare subito con il pubblico ministero per chiarire ogni cosa. Può anche fare il test del Dna. È estraneo alla vicenda», ha detto il suo avvocato storico, Cesare Placanica, che lo ha assistito in diversi processi.

LA STORIA
Nel 2008 Giuseppucci era rimasto coinvolto nell’inchiesta sui «Sette uomini d’oro», la banda di rapinatori travestiti da postini che misero a segno alcuni colpi in banca a Roma. Ma poi nel processo venne assolto dalle accuse di rapina e detenzione d’arma. Nel 2011, un altro arresto per stupefacenti e violazione degli obblighi della sorveglianza speciale a cui era sottoposto. In direttissima, il nuovo proscioglimento per mancanza di indizi. La sua è una carriera criminale non di primo piano, sempre all’ombra dell’ingombrante fratello, una delle leggende della mala romana. “Er Negro”, infatti, fu tra i fondatori della Banda della Magliana e il primo a morire in un agguato di un clan rivale.

Era il 13 settembre 1980, quando venne ucciso davanti ad un bar di piazza San Cosimato, nel quartiere di Trastevere, con un colpo di pistola sparato dagli esponenti della famiglia Proietti, i cosiddetti “Pesciaroli”. Venne colpito da una pallottola al fianco mentre saliva sulla sua Renault 5. Riuscì a mettere in moto l’auto e ad arrivare in ospedale, ma morì poco dopo. Una dinamica simile a quella dell’omicidio della Magliana di qualche giorno fa. Anche Gioacchini si trovava a bordo della sua Yaris quando ha incrociato il suo assassino, che è sceso dal suo scooter con un casco integrale e ha sparato a colpo sicuro. Una pallottola ha colpito Gioacchini all’altezza della testa. Un’altra, invece, ha ferito di striscio la sua compagna all’inguine. Inutile la corsa all’ospedale San Camillo. Gioacchini è morto poco dopo l’arrivo.

FICTION E REALTA'
Tra le pagine del “Romanzo criminale” di Giancarlo De Cataldo, nel film e nella serie tv cult che ne sono scaturiti, è stato ribattezzato “Il Libanese” (interpretato nella pellicola da Piefrancesco Favino, nella foto a destra). Ma Franco Giuseppucci (nella foto a sinistra), “Er Fornaretto” di Trastevere, all’inizio della carriera criminale, quando fu tra i fondatori della Banda della Magliana, era stato soprannominato “Er Negro”, per la sua carnagione scura. Dall’adolescenza trascorsa ad aiutare il padre nel forno di famiglia, era passato a fare il buttafuori in una sala corse di Ostia. Lì aveva intrecciato le prime conoscenze nella malavita: era entrato in una batteria di rapinatori del Trullo. Per Enrico De Pedis, custodiva invece un borsone di armi nel suo maggiolino Volkswagen, che gli venne rubato. L’arsenale era finito nelle mani di un componente della batteria capeggiata da Maurizio Abbatino. Giuseppucci e De Pedis si erano rivolti proprio a lui. Dal loro incontro era nata la Banda della Magliana. Giuseppucci fu il primo a cadere: ucciso a colpi di pistola da esponenti di un clan rivale a piazza San Cosimato, a Trastevere, il 13 settembre 1980.
 

Ultimo aggiornamento: 11:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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