Morto il bimbo soffocato all'Ikea, la mamma: «Francesco sarà sempre con me»

Martedì 18 Marzo 2014 di Raffaella Troili
Morto il bimbo soffocato all'Ikea, la mamma: «Francesco sarà sempre con me»
Non lo vedr crescere, andare a scuola, fare la comunione. Eppure lo avr sempre davanti. Sar un inferno in vita.

Disperazione lucida di una madre che ha perso il suo unico figlio. Arrabbiata con se stessa e con Dio, con il centro commerciale e con tutti. Il suo Francesco non c’è più. «E’ volato via, mio figlio. Se ci fosse stato un centro di primo soccorso era vivo».



Per lui ha raccolto margherite, quelle piccole che nessuno ha tempo e voglia di vedere, perché fioriscono nell’aiuola di un ospedale. Le ha portate a suo figlio, di solito era lui a farlo per lei. Ha passato tre giorni vicino a lui, a sperare nel miracolo. «Ma era un corpo morto già da Ikea - ricorda - Non devono più morire altri bambini così, i centri commerciali sono pieni di ragazzini e questa morte non può essere inutile, deve servire a salvare altri bimbi». E’ seduta nel prato davanti al pronto soccorso, sconvolta. Ha passato una vita a desiderare quel figlio e poi l’ha avuto con sè solo tre anni. Tre anni dedicati a lui, «anche se ora rimpiango tutti i momenti in cui l’ho lasciato un minuto dalla nonna, non sapendo che l’avrei avuto per poco». Un angioletto dai grandi occhi verdi che amava Peter Pan, le macchinette, le mini, il suo «papino».



Se parla di Francesco la tristezza a tratti sembra sparire. Non riesce a separarsene, ogni tanto entra a baciarlo. Ricorda i passaggi alla stazione di polizia di via Guido Reni, «i poliziotti gli facevano usare le macchine, sentire le sirene»; le fermate davanti al gommista, «era un passionale, accattivante, ci sapeva fare mio figlio». Alessia Vitti è molto credente ma oggi si chiede «perché». Piange e dice a Dio: «Una grazia me la potevi fare, una prova potevi darmela». Anche nonna Pina non ha pace: «Bambino mio - ripete - E tu Dio potevi prendere me».

Alessia ricorda quel giovedì, una giornata storta, il figlio che inizia a tossire, il panico. «I dipendenti Ikea erano impallati quanto me, sono andati a chiamare una cassiera di Leroy Marlin. Francesco diceva: mamma aiutami, ajo mi fate male». In tanti hanno provato a battere dei colpi sulle sue spalle, ma niente. La manovra di disostruzione non è riuscita. «E l’ambulanza è arrivata dopo un’ora».



«IL FIGLIO DI TUTTI»

La sorella Federica fa un appello: «Francesco è il figlio di tutti: chi di noi non è mai andato da Ikea e ha preso un panino al figlio? Che la sua morte porti un messaggio di responsabilità nei luoghi dove ci sono i bambini, con che coraggio possiamo lasciarli in ludoteche e scuole». Guarda l’ospedale, ma è troppo tardi: «Un’equipe medica stupenda, purtroppo non siamo arrivati in tempo. La dottoressa ce l’ha detto: con il primo soccorso si sarebbe salvato». Il problema è che il primo soccorso nessuno sembra conoscerlo. «Giovedì - ancora Alessia - nessuno era in grado di farlo. Nessuno. Io per prima».

Ultimo aggiornamento: 19 Marzo, 18:19

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