Melania Rea, la Cassazione ordina sconto di pena per Parolisi: «No crudeltà»

Martedì 10 Febbraio 2015
Parolisi e Melania Rea
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La Cassazione ordina di abbassare la condanna a 30 anni di reclusione per Salvatore Parolisi: è da eliminare l'aggravante della crudeltà. Il ricalcolo della pena lo deve fare la Corte d'assise d'appello di Perugia. Confermata la responsabilità per aver ucciso la moglie Melania Rea.



"SIAMO SODDISFATTI" «Siamo soddisfatti perché si farà un nuovo processo seppure limitatamente all'annullamento della circostanza aggravante deciso dalla Cassazione: adesso la condanna a trent'anni non esiste più ed è quello che chiedevamo. Siamo soddisfatti». Questo il commento dell'avvocato Walter Biscotti, che ha difeso in Cassazione, Salvatore Parolisi, insieme a Titta Madia.



LA DIFESA DELLA FAMIGLIA REA «La Cassazione ci ha dato ragione, Parolisi è stato riconosciuto colpevole, volevamo che fosse individuato definitivamente l'assassino di Melania e l'assassino ora c'è. La quantità della pena non ci interessa». Questo il commento dell'avvocato Giovanni Monni difensore di parte civile dei familiari di Melania Rea dopo il verdetto della Cassazione.



L'AVVOCATO DI PAROLISI ATTACCA I MEDIA «Nei confronti di Salvatore Parolisi c'è stato un eccesso accusatorio dovuto anche alle descrizioni che ne hanno fatto i media definendolo un marito infedele e bugiardo, uno scansafatiche al lavoro, sulla testa del quale sono fioccate molte circostanze aggravanti senza un vero elemento di accusa». Lo ha sottolineato nella sua arringa l'avvocato Titta Madia che ha difeso in Cassazione l'ex caporalmaggiore dell'esercito Salvatore Parolisi insieme all'avvocato Walter Biscotti. I legali hanno insistito sulla necessità di riascoltare il teste Rivelli, gestore del chiosco non lontano dal quale è stato trovato il cadavere di Melania Rea. Secondo i difensori di Parolisi, il teste avrebbe ritrattato la deposizione iniziale nella quale diceva di aver visto Melania allontanarsi da sola, sotto le pressioni della polizia giudiziaria. Madia e Biscotti inoltre hanno contestato, come è già avvenuto anche nei precedenti gradi del processo, i risultati delle perizie condotte sulla salma della vittima e hanno puntato il dito sulla circostanza che è rimasta anonima la persona che ha detto alla polizia dove si trovava il cadavere. La linea difensiva ritiene che il delitto non sia stato opera di Parolisi e che bisogna seguire altre piste.











TUTTE LE TAPPE DELLA VICENDA Il 18 aprile 2011 Carmela Rea, detta Melania, 28 anni, esce dalla sua casa di Folignano (Ascoli Piceno) con il marito Salvatore Parolisi, trentenne, caporalmaggiore del Rav Piceno, e la loro bambina di 18 mesi, per fare alcune visite mediche. Non tornerà più. Queste le tappe principali della vicenda. - 18 aprile 2011: secondo la versione di Parolisi la famiglia si dirige verso Colle San Marco e Melania si allontana per andare alla toilette del ristorante. Alle 15.30 l'uomo dà l'allarme perchè la moglie non torna e non risponde al telefono. Secondo l'accusa, invece, la coppia, con la bimba in auto, si era diretta verso Ripe di Civitella (Teramo).

- 19 aprile 2011: il padre Gennaro Rea lancia un appello in Tv per cercare la figlia. Parolisi non partecipa alle ricerche, ma rimane in caserma, dove (si scoprirà poi) cancella il profilo su Facebook da cui chattava con la sua amante, una soldatessa.

- 20 aprile 2011: una telefonata anonima al 113 segnala la presenza di un cadavere nel boschetto di Ripe. È Melania.

- 21 giugno 2011: la procura di Ascoli Piceno iscrive Parolisi nel registro degli indagati con l'accusa di omicidio volontario aggravato.

- 19 luglio 2011: Parolisi viene arrestato. Contestualmente l'inchiesta passa a Teramo per competenza territoriale.

- 28 novembre 2011: la Corte di Cassazione conferma l'ordinanza di custodia cautelare in carcere.

- 20 gennaio 2012: il gip di Teramo Giovanni De Rensis accoglie la richiesta della Procura di giudizio immediato e fissa l'udienza al 27 febbraio 2012. La difesa chiede il rito abbreviato e l'udienza slitta.

- 12 marzo 2012: il gup di Teramo, Marina Tommolini, accoglie la richiesta di una superperizia sull'ora della morte di Melania e del processo con giudizio abbreviato.

- 26 ottobre 2012: Parolisi è condannato all'ergastolo dal Gup di Teramo, come richiesto dal pm, con le sanzioni accessorie: interdizione perpetua dai pubblici uffici, perdita della patria potestà.

- 2 gennaio 2013: il gup Tommolini deposita la sentenza. Un rapporto sessuale negato avrebbe scatenato la furia dell'uomo che avrebbe sferrato i 35 colpi con un coltello a serramanico.

- 30 settembre 2013: la corte d'Assise d'appello dell'Aquila conferma la colpevolezza di Parolisi e converte la condanna all'ergastolo, per effetto della scelta del rito, in 30 anni.

- 23 dicembre 2013: nelle motivazioni della sentenza di secondo grado si parla di indizi «attendibili e convincenti».

- 10 febbraio 2015: processo in Cassazione. Il Pg chiede la conferma dei 30 anni: Parolisi ha agito «con un impulso omicida di violenza inaudita». Attesa per la sentenza.
Ultimo aggiornamento: 11 Febbraio, 19:30

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